Centenario di Carlo Scarpa 1906 – 2006

CENTENARIO DI CARLO SCARPA 1906- 2006
MUSEO REVOLTELLA, TRIESTE

Iniziativa
INAUGURAZIONE DEL NUOVO ALLESTIMENTO
PRESENTAZIONE DEL VOLUME “CARLO SCARPA E IL MUSEO REVOLTELLA”

Trieste, Museo Revoltella, dal 1 giugno 2006

Per le celebrazioni del centenario scarpiano il Museo Revoltella ha in programma numerose iniziative finalizzate a fare conoscere al pubblico la qualità dell’intervento di ristrutturazione progettato dall’architetto veneziano nel 1963 per l’unico museo d’arte moderna della sua carriera.

Innanzitutto sarà presentato giovedì 1 giugno alle ore 12 il nuovo allestimento della galleria d’arte moderna (quarto, quinto e sesto piano del Palazzo Brunner) in cui, rimosse le pareti che fino ad ora nascondevano le grandi vetrate di Scarpa, si potrà ammirare la collezione di dipinti e sculture in una luce nuova e sorprendente. Al momento della riapertura del museo, infatti (1992) era stato necessario aggiungere delle pannellature verticali per esporre un maggior numero di opere, in considerazione del fatto che la vista della collezione era preclusa al pubblico da quasi trent’anni. Ora queste non ci sono più e anche il percorso museale si è totalmente rinnovato, più rarefatto e attento allo spazio architettonico.

Uscirà inoltre in quest’occasione, il volume “Carlo Scarpa e il Museo Revoltella” curato da Maria Masau Dan e Giovanni Ceiner per le edizioni del Museo Revoltella. Per la prima volta sono stati pubblicati i disegni eseguiti da Scarpa durante la progettazione del museo e ora conservati dalla DARC. Il libro contiene inoltre le relazioni al progetto di Scarpa e Vattolo e numerosi saggi di studiosi che hanno analizzato l’opera e le sue relazioni col contesto triestino. Sarà presente il prof. Sergio Poretti del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Roma Tor Vergata.

Nel week end del 2 giugno il museo sarà visitabile gratuitamente. Saranno inoltre organizzate visite guidate al museo con particolare attenzione all’intervento scarpiano nei seguenti orari: venerdì 2 giugno alle ore 17, sabato 3 giugno alle ore 17 e domenica 4 giugno alle ore 11. E’ richiesta la prenotazione allo 040 675 4350.

Info:
tel. 040 675 4350-4158 Biglietteria
tel. 040 675 4296 Segreteria direzione/uff. stampa (Ylenia Apollonio)
fax 040 675 4137
revoltella@comune.trieste.it
www.museorevoltella.it

CARLO SCARPA E IL PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL MUSEO REVOLTELLA DI TRIESTE (1963)

Affrontando il problema dell’ampliamento del Museo Revoltella Carlo Scarpa tenne conto certamente, e ne fu fortemente condizionato, dell’impronta data al palazzo ottocentesco dall’architetto berlinese Friedrich Hitzig, allievo del grande Schinkel, scelto dal cavalier Pasquale Revoltella nel 1852 per costruirsi il palazzo più bello della città. Nella evidente diversità delle due parti che compongono ora il grande complesso del Museo Revoltella le analogie non mancano: anche Scarpa, ad esempio, concentrÚ il suo sforzo creativo nel vano d’ingresso, dove la scala a chiocciola che ènasce’ nella fontana è un’elegante richiamo al maestoso scalone elicoidale che raccorda i tre piani della dimora del fondatore. Per non parlare dei lucernai che, nella versione ottocentesca sono il più chiaro indizio del desiderio di Revoltella di realizzare una casa-museo e, reinterpretati nei grandi spazi creati da Scarpa, rappresentano la soluzione più efficace per inondare le sale di esposizione della luce di Trieste.

Quando Scarpa fu chiamato a intervenire, nel 1963, il problema dell’insufficienza di spazi espositivi al Museo Revoltella era ormai cronico e attendeva da oltre cinquant’anni una risposta decisiva da parte dell’Amministrazione comunale.
Il museo era stato fondato nel 1872, poco dopo la morte di Pasquale Revoltella (1795-1869), che aveva lasciato alla città un cospicuo patrimonio, compreso il palazzo con le opere d’arte che conteneva, e un capitale di centomila fiorini. In questo modo potè realizzare il sogno di offrire un luogo di cultura alla sua città di adozione (era nato a Venezia da una famiglia di modeste condizioni) e riuscì a farsi ricordare come imprenditore e mecenate anche quando, con la caduta dell’Austria, molti protagonisti dell’epoca imperiale furono rimossi dalla memoria collettiva. Del resto egli era stato un vero manovratore dell’economia cittadina, come è chiaro dal momento che fu finanziatore e vicepresidente della Compagnia universale del Canale di Suez, premiato negli ultimi anni di vita con il titolo di barone dell’Impero.

Già alla fine dell’Ottocento il palazzo Revoltella non era più in grado di contenere ed esporre tutte le opere ricevute in dono o acquistate grazie alla rendita del capitale lasciato dal fondatore. Nell’ultimo decennio del secolo, con gli acquisti alle prime Biennali e alle altre grandi esposizioni internazionali, lo sviluppo della collezione del museo si era decisamente accelerato, tanto da indurre il Curatorio, organismo di gestione dell’istituto, a fare pressioni per l’acquisto di Palazzo Brunner, l’edificio attiguo. Questo avvenne nel 1907 grazie soprattutto alla tenacia dell’avvocato Felice Venezian, esponente del partito liberale di ispirazione irredentista, che si battè per creare vicino al nucleo originario la sede di una vera galleria d’arte moderna.

Tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale entrarono a far parte del museo opere importanti di De Nittis, Trentacoste, Canonica, Previati, Mancini, Bistolfi, Grosso, Ciardi, Nono, von Stuck, Zuloaga, De Maria, che costituiscono tuttora una delle sezioni più ricche e interessanti.

Ma l’intendimento di ampliare il museo rimase a lungo solo sulla carta o si realizzÚ in piccola parte. La morte di Venezian nel 1908 e, in seguito, le vicende belliche, fecero accantonare l’idea. Solo negli anni Trenta, sotto la direzione del pittore Edgardo Sambo, cui si deve, tra l’altro, l’acquisto di alcuni capolavori del è900 presenti nella collezione (Sironi, Carrà, Marussig, Carena, Arturo MartiniÖ) fu possibile creare alcune nuove sale di esposizione all’ultimo piano del palazzo Brunner. Il resto dell’edificio rimase occupato da uffici comunali fino agli anni Sessanta.

Era il 1961, quando, nell’imminenza del trasferimento di questi uffici in altra sede, e sulla base della conferma della volontà comunale di adibire completamente il palazzo all’uso museale, finalmente il Curatorio potè iniziare a discutere sul progetto del nuovo museo, che tutti auspicavano venisse affidato dal Comune ad un architetto di valore per assicurare all’opera il significato e la funzionalità adeguati ai tempi. A sostenere questa tesi erano soprattutto il vicepresidente del Curatorio, lo scultore Marcello Mascherini, e il nuovo direttore, Giulio Montenero, insediatosi proprio in quell’anno.
Mascherini (verbale del Curatorio del 16 maggio 1962) propose l’organizzazione di un convegno finalizzato a individuare i criteri di massima per la sistemazione della nuova galleria, al quale sarebbero stati invitati Roberto Salvini, docente di storia dell’arte all’Università di Trieste, Gillo Dorfles, Licisco Magagnato, direttore dei musei di Verona, l’architetto Rogers, triestino, autore della sistemazione del Castello Sforzesco e Carlo Scarpa, docente della facoltà di architettura di Venezia e progettista del Museo di Castelvecchio e di altri importanti musei. Serpeggiava in Curatorio un dubbio: era preferibile una ristrutturazione generale o un intervento di minima, più facilmente realizzabile? L’attesa ormai cinquantennale di questo ampliamento alimentava naturalmente il pessimismo.
Fu imboccata la strada della ristrutturazione e nel 1962 si decise di affidare a Carlo Scarpa il progetto di massima “per il riordino e l’ampliamento del Museo Revoltella nei due edifici già dell’anagrafe e dello stato civile”. Il 5 aprile 1963 l’architetto espose al Curatorio e ai rappresentanti del Comune le sue idee. Il verbale della riunione sintetizza i punti principali: “Le proposte avanzate dall’arch. Scarpa collimano con quelle dell’amministrazione: il palazzo Revoltella sarà rigorosamente rispettato, anzi ripristinato nella sua originaria dignità; i muri perimetrali degli altri due edifici saranno conservatiÖ. L’ex anagrafe sarà completamente ristrutturata all’interno e il prof. Scarpa ha proposto inoltre di sopraelevare di un piano per sopperire alla mancanza di spazio (magari a vetrate in modo da apparire leggera). ”

Il progetto venne presentato al Sindaco da Scarpa e dal suo assistente Franco Vattolo all’inizio di novembre del 1963 e fu approvato. Seguì l’elaborazione del progetto esecutivo che venne approvato nel settembre 1964. Ma per la firma del contratto fra il Comune e Scarpa si dovettero attendere altri due anni: questo avvenne, infatti, solo nel settembre 1966, dopo un iter estenuante.
I lavori iniziarono nel 1967 e per un certo periodo si confidÚ che si potessero concludere per il 4 novembre 1968, cinquantesimo anniversario dell’unione di Trieste all’Italia, tanto che in quell’anno la collezione si arricchì di pezzi di una certa importanza con l’acquisto di opere di Fontana, De Luigi, Music, Mirko, Burri e Capogrossi. Ma anche queste speranze andarono deluse. Nemmeno il centenario della morte di Revoltella, che cadeva nel 1969, fu celebrato con l’apertura del nuovo museo: i lavori procedevano a rilento e tra molte difficoltà tecniche e amministrative, tanto che nel 1970 fu rescisso il contratto con la ditta appaltatrice e lo stesso Scarpa, nel 1971, rinunciÚ all’incarico.

Poco dopo l’incarico passÚ all’ assistente di Scarpa architetto Franco Vattolo, che adeguÚ il progetto e portÚ avanti la sua realizzazione fino al 1984, confrontandosi costantemente con il maestro fino alla sua morte, avvenuta nel 1978.
A metà degli anni Ottanta i lavori si interruppero nuovamente e ripresero nel 1989 sotto la direzione dell’architetto Giampaolo Bartoli, che, a parte alcune prescrizioni delle nuove leggi sulla sicurezza, si attenne, a sua volta al progetto scarpiano. Palazzo Brunner fu completato e consegnato al museo alla fine di ottobre del 1991.

La nuova galleria d’arte moderna, attesa da trent’anni, fu inaugurata e aperta alla visita del pubblico il 13 giugno 1992.

Nel 2004 un’accurata ricerca condotta dalla direzione del museo in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste, sotto la guida del prof. Giovanni Ceiner, ha fatto maturare una maggiore consapevolezza dell’originalità dell’assetto scarpiano della galleria d’arte moderna, suffragata anche dall’analisi dei disegni concessi in prestito dalla DARC per una mostra, il cui catalogo sarà presentato il 2 giugno 2006.
Nella stessa occasione sarà inaugurato il nuovo allestimento della galleria d’arte moderna, che è stato ripensato proprio per valorizzare l’intervento scarpiano sul museo triestino.

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