Formatosi tra il 1878 e il 1882 alla Scuola triestina di disegno, che aveva sede in casa Hierschel in Ponterosso, Giovanni Mayer fu uno dei più valenti scultori decoratori chiamati ad abbellire all’inizio del Novecento i lussuosi palazzi del capoluogo giuliano, progettati da celebri architetti. La scultura Il fuoco, donata nel 1947 dall’architetto Arduino Berlam al Museo Revoltella, appartiene proprio a quell’ambito, poiché la ritroviamo nel gruppo delle statue allegoriche che decorano le lunette dell’ammezzato della facciata principale del Palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà, opera di Ruggero e Arduino Berlam realizzata a Trieste tra il 1909 e il 1914.
Nel 1933 sulla rivista La Panarie Arduino Berlam scrisse: «Il Mayer ideò per l’arco centrale due figure rappresentanti Il Pensiero e L’Azione, mentre per i due archi estremi ideò i simboli degli elementi: terra, acqua, aria e fuoco, quattro robuste figure di tipo michelangiolesco, scolpite nella dura pietra di Botticino parzialmente lucidata. Da questo lavoro data la salda amicizia dello scultore con chi scrive…».
Al Revoltella possiamo ammirare da vicino il volto stravagante del Fuoco, probabile prova custodita nell’atelier dell’artista, interpretazione del linguaggio secessionista che a cavallo tra i due secoli gli artisti triestini avevano avuto modo di importare dai colleghi d’Oltralpe, pur rimanendo interpreti autentici e originali di questo stile innovativo.
Mayer, che completò la sua formazione all’Accademia di Brera e frequentò per diversi anni lo studio di Andra Malfatti, mantenne sempre i contatti con l’ambiente artistico triestino, pur continuando ad esporre a Roma, alla quadriennale di Torino e alle Biennali di Venezia.