Primo piano

L’appartamento privato del barone Revoltella

Raggiunto il primo piano, nel vestibolo caratterizzato da un bel pavimento eseguito con la tecnica della scagliola (finto marmo) e da quattro colonne in marmo verde di Polcevera, si può ammirare il secondo gruppo allegorico di Pietro Magni, Il taglio dell’istmo di Suez (1863) collocato su un alto basamento scuro. Una aggraziata figura femminile, che rappresenta l’Europa, tiene uniti, stringendone le mani, il Mare Mediterraneo e il Mar Rosso, le due figure maschili sedute ai suoi lati, mentre, al centro, Mercurio osserva benevolo l’evento e indica la nuova via alla Navigazione.
Un po’ nascosto, il genietto della fama scrive i nomi di coloro che hanno partecipato alla grande impresa. L’illuminazione dall’alto conferisce una particolare suggestione alle sculture.

La visita inizia, a destra della scala, dalla sala da pranzo privata (che mantiene l’originario rivestimento in carta color legno), continua nella camera da letto del padrone di casa, con il letto in ottone originale, e mobili piuttosto semplici in acero americano.
Nel salottino d’angolo una curiosità: una finestrella dotata di un sistema di lenti attraverso la quale era possibile vedere, non visti, la piazza sottostante. Alle pareti, diversi paesaggi mediorientali (Bernhard FiedlerIppolito Caffi) a quel tempo molto diffusi.
Al primo piano l’ambiente più suggestivo è, però, il grande “salotto verde” arredato con sontuosi mobili dorati, arricchiti da ripiani in alabastro egiziano. La sala, interamente rivestita in finto marmo – come le pareti dello scalone – ospita il Ritratto di Pasquale Revoltella eseguito nel 1862 da Tito Agujari e il Ritratto del barone Carlo Ludovico de Bruck di Giuseppe Tominz. Ai lati dell’ingresso sono appesi due specchi convessi che creano un singolare effetto di deformazione delle immagini e di prolungamento dello spazio. Anche i lampadari sono originali.

L’attigua “sala rossa” è un altro salottino con mobili scuri e un lampadario orientaleggiante; alle pareti, ritratti femminili del veneziano Natale Schiavoni (1777-1858).
Subito dopo si passa nello “scrittoio“, l’ufficio di Pasquale Revoltella, dominato dalla grande scrivania in mogano con la poltrona in cuoio, il tavolo per scrivere in piedi e i dipinti che riproducono luoghi molto significativi della vita di Revoltella: Il Canale di Suez di Alberto Rieger (1864) e Villa del Cacciatore di Eugenio Pizzolato (1858), immagine della sua residenza estiva. Vicino al camino è appeso il ritratto (eseguito da G. Tominz) di Alessandro Goracuchi, noto medico triestino e uomo di cultura dell’Ottocento, che curò la lunga malattia del barone nei suoi ultimi anni di vita. Tutti gli ambienti, recentemente restaurati, ripropongono nelle tappezzerie e nei tendaggi i colori originari desunti dalla descrizione fornita negli inventari compilati alla morte di Revoltella. Sia al primo che al secondo piano molte sale conservano bellissimi pavimenti lignei intarsiati, soffitti dipinti o a cassettoni, rivestimenti in finto marmo, carta o stoffa, suppellettili e mobili originali.
L’ultima sala che si incontra nella visita del primo piano ospita due dipinti storici di Francesco Hayez (L’incoronazione di Gioas, 1839) e Cosroe Dusi (Alcibiade tra le etere, 1835) e un tavolo con quattro sedie lavorati finemente a intarsio eseguiti per Revoltella da un monaco dei Cappuccini di Trieste in segno di gratitudine per l’aiuto finanziario dato alla loro nuova chiesa.

150° della fondazione del Museo Revoltella

Storie di lasciti e acquisizioni. Un patrimonio lungo 150 anni

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