L’Autoritratto, dipinto nel 1928, rappresenta l’artista assieme ad una modella all’interno dell’appartamento-studio, sito sul colle di San Giusto. A partire dal 1925 Bergagna condivide quest’ambiente con il pittore Romano Rossini, amico fraterno sin dai tempi della Scuola Industriale. La sobrietà e la luminosità di quegli spazi furono efficacemente descritti da Stuparich: «le stanze dove vivono (Bergagna e Rossini), lo studio dove lavorano tra veranda e orticello, tutto ha un’aria che potrebbe essere di fiaba ed è invece pregna della realtà di due modeste vite consacrate interamente all’arte e all’amicizia» (G. Stuparich, Trieste nei miei ricordi, Milano 1948, p. 231). Nell’Autoritratto troviamo ricreata quella quotidianità silenziosa e carica d’attesa, che si coglie in particolare nella figura della ragazza alle sue spalle, che con aria triste guarda dalla finestra. La fanciulla riprodotta nell’Autoritratto di Bergagna è inoltre identificabile con quella che osserva il mappamondo nel dipinto di Rossini La Famiglia, di proprietà delle Assicurazioni Generali di Trieste. Dal punto di vista stilistico, come la produzione coeva, anche l’Autoritratto dimostra la volontà di Bergagna di attribuire consistenza volumetrica alle figure e agli oggetti. Tale ricerca di ordine costruttivo è stata spesso avvicinata dai critici alla produzione della fase novecentista di Felice Carena e di Piero Marussig.
Di questo artista il Museo Revoltella possiede anche tre Nature morte (1939, olio su tavola, 74×58 cm , inv. 2556; 1947, olio su tavola, 74×58 cm, inv. 3393; 1949, olio su tela, 81×61 cm, inv. 3391) e altri tre dipinti recentemente pervenuti tramite la donazione Lanieri (2018), ovvero: Paesaggio con larici e nudi, inv. 5240; Cittavecchia, inv. 5249 e Natura morta con vaso e quadro, inv. 5255.