E’ stata inaugurata la mostra “Arte e psicoanalisi”

E’ stata inaugurata nelle sale del MUSEO REVOLTELLA/GALLERIA D’ARTE MODERNA di Trieste la mostra “ARTE E PSICANALISI. VOLTI”, che sarà aperta al pubblico fino al 15 settembre.
Quello della psicoanalisi è un fenomeno che tuttora permea di se’ Trieste e la sua cultura. Trieste ospitÚ Sigmund Freud, ancora giovane studente di medicina, per la sua prima ricerca, Trieste diede i natali a Edoardo Weiss, allievo diretto del padre della psicoanalisi e fondatore del movimento psicoanalitico italiano. E ancora Trieste è la città in cui, con grande anticipo rispetto al resto d’Italia, cominciarono ad essere praticati trattamenti freudiani e che vide, tra il 1920 e il 1930, un interesse che rasentava la mania verso tutto ciÚ che sapeva di psicoanalisi. Ed è anche la città, infine, in cui la psicoanalisi venne a intrecciarsi con letteratura e arte con risultati di indiscutibile, affascinante grandezza. “Al problema dell’arte – scrive la storica della psicoanalisi Anna Maria ACCERBONI PAVANELLO, curatrice della mostra con Maria MASAU DAN – Freud aveva prestato sin dall’inizio molta attenzione, avendo maturato la convinzione che per la psicoanalisi “artisti e poeti sono alleati preziosi”, da prendere in attenta considerazione nella loro testimonianza, per il fatto che “nelle conoscenze dello spirito essi sorpassano di gran lunga noi comuni mortali, poiché attingono a fonti che non sono state ancora aperte alla scienza”. L’interesse della psicoanalisi per le opere degli artisti e dei poeti non poteva rimanere a senso unico e in effetti molte avanguardie culturali, più o meno in tutta Europa, reagirono abbastanza presto dinanzi alle teorie di Freud, trasponendo, come nel caso del surrealismo, con una sorta di presa in diretta, l’inconscio nell’arte, oppure, passando agli scrittori, lasciandosi più o meno influenzare, come, tra i primi, Italo SVEVO in “La coscienza di Zeno”, dalle concezioni psicoanalitiche, sviluppando perÚ sottili ma non per questo meno incisive resistenze”. Ma la mostra testimonia anche dell’influenza che la psicoanalisi ebbe anche sul poeta Umberto SABA, che sin dalla giovinezza sperimentÚ la nevrosi e che si convinse all’analisi a seguito di una crisi depressiva particolarmente forte. Dell’esperienza, vissuta con lo stesso Edoardo Weiss, Saba racconta nella raccolta “Il piccolo Berto”, dedicata appunto a Weiss, grazie al quale in analisi aveva ritrovato il suo io infantile. Ma ancora prima di Saba, nel 1921, aveva iniziato l’esperienza della psicoanalisi il pittore triestino Arturo NATHAN, un’esperienza fatta sempre con Weiss, che durÚ fino al 1925 e che egli trasfuse nella sua arte. E così i suoi autoritratti sono testimoni del suo percorso progressivamente chiarificatore e liberatorio. In questa mostra costituita essenzialmente da ritratti e autoritratti e con cui si vuole dare il giusto risalto al versante meno considerato degli “anni della psicanalisi”, quello delle arti figurative, proprio la figura di NATHAN e l’uso che l’artista fece dell’autoritratto costituiscono il filo conduttore.
“ARTE E PSICANALISI. VOLTI” è composta da tre sezioni. La prima è costituita dai ritratti che pittori contemporanei fecero di scrittori e artisti triestini testimoni o protagonisti della psicoanalisi ed ecco quindi i volti di Italo SVEVO, ritratto da Léonor FINI e immortalato nel gesso da Ruggero ROVAN, Umberto SABA, ritratto da Vittorio BOLAFFIO e da Carlo LEVI (di cui sono presenti in mostra anche i ritratti di Lina e Linuccia SABA), Virgilio GIOTTI dal pennello di Maria LUPIERI, Gianni STUPARICH immortalato sulla tela da Alice PSACAROPULO CASACCIA, Vittorio BOLAFFIO nel busto realizzato da Ruggero ROVAN e lo stesso ROVAN ritratto da BOLAFFIO. La seconda sezione propone gli autoritratti di Umberto VERUDA (legato a Svevo da profonda amicizia), Arturo FITTKE, Gino PARIN, Piero MARUSSIG, Carlo SBISA’, Tullio SILVESTRI, Santo BIDOLI, Bruno CROATTO e Dyalma STULTUS, a dimostrare come, nei primi trent’anni del Novecento, gli artisti triestini si dedicarono molto a questo genere pittorico, prova tangibile dei problemi di identità naturalmente connessi ad un epoca che viveva e vedeva grandi trasformazioni. Nella terza, invece, si è voluto accostare NATHAN a due pittori “i cui autoritratti – come scrive Anna Maria ACCERBONI PAVANELLO – rispecchiano aspetti che, nell’autenticità della pittura di NATHAN, hanno trovato una integrazione e una sublimazione: il falso se’ e la moltiplicazione ludica ed esteriore all’identità, secondo il modello pirandelliano dell'”uno, nessuno e centomila”, di Cesare SOFIANOPULO” e l’incombere della follia e l’io diviso di Vito TIMMEL. Fra le opere di quest’ultimo presenti nella mostra triestina anche quelle recentemente donate da Tullio e Giovanni KEZICH in memoria di Lalla KEZICH.
Nell’ambito della mostra – aperta lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00; giovedì, venerdì e sabato dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00 e domenica dalle 10.00 alle 24.00 con chiusura il martedì – viene proiettato “PASSAPORTO PER L’INCONSCIO”, una produzione della Sede RAI per il Friuli Venezia Giulia per la regia di Rino ROMANO su sceneggiatura di Anna Maria ACCERBONI
NELLE FOTO: due opere di Arturo Nathan: “Autoritratto” (1926) e “Spiaggia con frammenti” (1934)

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