Nel dipinto, senz’altro uno dei più interessanti degli autoritratti del Museo Revoltella, Bruno Croatto ha cinquantasei anni e sembra conservare l’aspetto minuto e la sottigliezza di mani di vent’anni innanzi. La qualità della luce e la straordinaria definizione dei particolari sono gli aspetti che maggiormente sorprendono in questo come in altri ritratti e nature morte realizzati da Croatto negli anni Venti e Trenta.La figura austera ed elegante del pittore è ritratta nell’atelier e circondata da una serie di oggetti caratteristici e non del tutto casuali. L’autoritratto si inserisce così nella tipologia dell’autoritratto “professionale”, destinato a rappresentare il pittore all’interno del proprio studio. Il luogo di lavoro “non è nient’altro che il microcosmo vitale dell’artista” (Fagiolo dell’Arco, 1995, p. 22).Di Bruno Croatto, oltre al dipinto in esame, si conoscono diversi autoritratti ad olio ed uno a matita. L’autoritratto del 1918 di cui esiste una riproduzione fotografica nell’archivio del Museo Revoltella (sul retro si legge Autoritratto, Trieste 1918), è pubblicato sulla monografia dedicata a Croatto (Mugittu, 2000, p. 262). Tra gli autoritratti conosciuti è quello maggiormente legato alla fase per così dire “impressionista” dell’artista triestino.