L’opera, appena terminata dall’ artista, fu esposta all’ Esposizione Universale di Parigi del 1878 con il titolo “Ritorno dalle corse” e due anni più tardi, nel 1880, ottenne un buon successo di critica all’Esposizione Nazionale di Torino. Fu acquistata dal Museo Revoltella alla Biennale di Venezia del 1914.«Che sentimento, che finezza (è una gran parola!) che profondità d’imitazione! Eccoci un artista il quale in Francia, niente meno! onora il nome d’Italia. Chi non ha udito parlare del Ritorno dalle corse del Bois de Boulogne? E’ una signora vestita di nero, col velo nero che le scende quasi alla bocca. Tiene al collare un grosso cane, e nell’altra mano uno scudiscio. Lontano, piccoli, piccoli, dei ragazzi, delle donne, dei cocchi, e Parigi immersa in un’ombra grave, sotto a un cielo di tramonto, tutto a guizzi di fiamme. Una sola figura grande, anzi tre quarti di figura, poi una grande superficie di terreno solitario e monotono, brulichio di persone minime: ecco il ritorno dalle corse, che l’Achard chiamava: les saturnales du printemps. Quelle corse dove ‘l’amour des toilettese neuves trouve une complete satisfaction’, vedetele figurate in una donna velata e bruna, sola con il suo canone. Si posson pensar molte cose: si può correre dietro alla persona snella, così bizzarra e raccolta e seducente com’è seducente il mistero e difesa dalla bestia enorme, che le sue mani delicate hanno saputo domare; si può leggerle sulle labbra, negli occhi, Dio sa quali intimi arcani…. tanto che se il De Nittis non fosse celebre per diversi motivi, pochi si tratterrebbero in cosi fatte contemplazioni.» (C.Boito, 1880)Nato a Barletta nel 1846, Giuseppe De Nittis raggiunse i Macchiaioli a Firenze nel 1866 e l’anno dopo si recò una prima volta a Parigi, dove nel 1872 si trasferì definitivamente. Qui fu molto vicino all’esperienza degli Impressionisti, con i quali condivise la pratica della pittura “en plein air”, distinguendosi tuttavia da loro per una maggiore attenzione alla resa dei volumi. La sua fama di pittore mondano lo inimicò alla critica italiana, che riconobbe la sua importanza solo alla Biennale del 1914.