Il dipinto venne commissionato da Pasquale Revoltella all’artista “quale combinato dell’altro rappresentante la proclamazione del Portofranco”, come si desume dal pieghevole approntato dal Kandler nel 1856, probabilmente in occasione della presentazione al pubblico dell’opera, come doveva essere successo l’anno precedente per il Portofranco.Soddisfatto dalla prima prova di Dell’Acqua, il barone voleva ritentare la prova con un altro episodio di storia patria. Non è da mettere in dubbio che se la scelta dell’argomento poteva essere stata del committente, come lo stesso Kandler afferma nell’opuscolo, le notizie storiche sull’evento, necessarie all’artista per svolgere coerentemente il tema, furono messe insieme dallo storico triestino. L’episodio in sé era relativamente semplice: si trattava di ricostruire idealmente la cerimonia con la quale il 30 settembre 1382 Ugone di Duino, in Trieste, giura di “tenere la città pel Duca di Osterreichi”, che è quanto dire, con termine kandleriano, la “dedizione” di Trieste agli Asburgo o, come si direbbe oggi, l’atto di volontaria sottomissione alla casa regnante austriaca.La scena qui rievocata si svolge nella loggia dell’antico palazzo pubblico, prospiciente la piazza grande della città: la ricostruzione di Dell’Acqua degli edifici trecenteschi si basa sui dati forniti da Kandler, poi integrati “di fantasia” dall’artista. Il personaggio in rosso – l'”assisa” per usare il termine dell’epoca – è Nicolò di Collalto, podestà uscente, che è raffigurato in atto di consegnare il bastone di comando a Ugone che ha appena giurato. «Fanno corteo al Podestà i Giudici, il Cavaliere del Comune, i Pregadi, e gli armati, quasi uscissero dalla Sala di Consiglio, e gli sta a lato il Gonfalone della città, il quale sarebbe poi stato il vessillo suddito… Anche il Vescovo prende sito nel quadro, a santificare la promissione ed a riconoscere il novello Signore, ed era Vescovo allora Angelo Canopeo da Chiozza nell’Estuario Veneto». Il soggetto mette l’artista in condizione di mostrare le sue notevoli doti di inventiva nel ricostruire con verosimiglianza la scena trecentesca, pur senza rinunciare a quel tanto di “teatralità” – scoperta nell’utilizzo delle luci da teatro e nella scelta dell'”inquadratura” – connaturata allo spirito romantico, anche quando si affrontavano soggetti storici dopo accurata indagine e con l’ausilio di strumenti affidabili.Dell’artista istriano il Museo Revoltella possiede, inoltre, due Autoritratti (1851, olio su tela, 40×40 cm, inv. 81 e post 1881, olio su tela, 73×59 cm, inv. 4814), il dipinto Clarice Strozzi e i Medici, 1853, olio su tela, 81×102 cm, inv. 601, un grande dipinto intitolato Il trionfo della scultura [1870-1881], olio su tela, 200×210 cm, inv. 4797, il dipinto di storia Morte di Nicolò Machiavelli, 1848, olio su tela, 70×101 cm, inv. 4626, un Ritratto maschile, olio su tavola, 23×17 cm, inv. 2784, un Ritratto di giudice, 1854, olio su tela, 95×80 cm, inv. 5206, ed una ventina di disegni, tra cui diversi studi.