La bambina che stringe a sé la bambola è Paola, figlia del fratello di Grünhut, Massimo. Il dipinto risale all’inizio dell’ultimo periodo di attività, quando il pittore, sotto gli influssi della ritrattistica di Antonio Mancini, rinuncia alla precisione minuziosa e ai fondi neri e adotta una gamma pittorica più luminosa e colorata. Colpisce lo sguardo interrogativo e un po’ spaventato della bambina che sembra ritrarsi per proteggere la bambola, vero fulcro compositivo, macchia luminosa circondata dal suo corpo. Alle spalle di Paola lunghe e rapide pennellate sbozzano la tappezzeria della poltrona. Questo nuovo percorso trova la sua conclusione alcuni anni dopo nel ritratto del fratellino Guido (Ritratto di bambino, Trieste, 1895, olio su tela, 52×34 cm, inv. 2156), dove la malinconica espressione del fanciullo viene espressa con una pennellata liquida e trasparente e una tavolozza chiara. Di questo pittore triestino che morì a soli 34 anni, il Museo Revoltella conserva, oltre ai due ritratti dei nipoti, il Ritratto del pittore Umberto Veruda (vd. scheda), un Autoritratto del 1889, olio su tela, 72×53 cm, inv. 2301, il dipinto La contadina romana, olio su tela, 83×54 cm, inv. 124, un grande Ritratto di famiglia – Il prof. Massimo Grünhut e signora, 1891, olio su tela, 180×138 cm, inv. 2155, il Ritratto di mia madre, 1891, olio su tela, 115×77 cm, inv. 3759, un mirabile Studio di vecchio, 1885, olio su tela, 95×79 cm, inv. 146 ed un nucleo di cinque disegni, tra cui si segnala per preziosità tecnica e qualità compositiva il Vecchio frate mercedario del 1888, penna acquerellata su carta, 380×270 mm, inv. 2909.