L’opera costituisce uno degli acquisti auspicati da Alfredo Tominz nella relazione al Curatorio del Museo sull’Esposizione Nazionale di Torino del 1884, dove il dipinto si trovava in mostra nella sala XXI. Richiesti a Torino i prezzi dei dipinti l’opera fu dichiarata vendibile per 5.500 lire. Contattato direttamente l’autore se ne ottenne un ribasso a lire 4.000. Il pittore accettò l’offerta, ringraziando il Curatorio per aver scelto l’opera che, sottratte le 25 lire necessarie per la spedizione, venne pagata all’autore lire 3.975.Il dipinto fu in seguito esposto nel 1894 alla mostra organizzata per commemorare l’artista a Modena, sua città d’origine.
L’offerta nuziale si configura come uno degli esiti migliori del pittore modenese e si colloca nel pieno della sua maturità artistica. La tela era stata così segnalata da Tominz: « … ha molti pregi per l’artista essendo lavoro di una tecnica eccezionale, ma non di grande effetto per l’occhio profano». Il dipinto presenta una ricostruzione del rito nuziale romano con una fedeltà assoluta ai dati documentari e archeologici. Anche la composizione, rigidamente compresa tra il piano del riguardante e il basamento del tempio, decorato di bassorilievi e coronato dall’elegante balaustrata marmorea, ribadisce il senso “classico” di ordine e misura suggerito anzitutto dalla nitida tecnica esecutiva. Anche la scelta rigorosa e “purista” dell’illuminazione zenitale è funzionale alla chiarezza visiva di Muzzioli, che dimostra anche in questa occasione, di subire il fascino della ricerca verista di Alma Tadema e della contemporanea scuola accademica anglosassone.