I personaggi raffigurati in questo ritratto di famiglia, “Maria Luigi de Brucker, Amalia nata Holzknecht consorte e figlio Federico”, posano con gran dignità di atteggiamento e di abito, rispetto alla maggior disinvoltura di tanti ritratti tominziani, a cui spesso è sottratta una specifica ambientazione. Goriziano di nascita, Giuseppe Tominz apprese i primi insegnamenti artistici nella sua città, in seguito approfonditi e affinati all’Accademia romana di San Luca. Noto per le sue straordinarie capacità di ritrattista, sapeva coniugare la sapienza disegnativa e coloristica ad una sagace interpretazione psicologica dei soggetti, spesso ritratti senza alcuna idealizzazione. Scriveva Marini nella monografia dedicata al pittore (1952) che, il pur mirabile duplice ritratto dei coniugi Di Demetrio, era «superato da quelli di due famiglie: la “Famiglia de Bruckner “[sic] della Pinacoteca Revoltella, e la “Famiglia Frussich” già nella Coll. Rollich di Trieste: due tra le più importanti opere del maestro».
Appartenente alla collettività di lingua tedesca, la famiglia de Brucker era giunta a Trieste ai tempi della terza occupazione francese (1808), assieme alla famiglia Buchler, con il cui capofamiglia, il de Brucker fondò una Società commerciale.
Analogamente ad altri ritratti multipli o doppi di Tominz (Famiglia Frussich, Famiglia Moscon, i Fidanzati, delle raccolte pubbliche di Gorizia e di Lubiana) anche in questo dipinto assume un’importanza determinante il contesto in cui appaiono inseriti i personaggi. Il ricco apparato informativo rappresentato dagli abiti, dai gioielli e dall’ambiente descritto nei dettagli, documenta le abitudini e il costume del ricco ceto imprenditoriale locale, assiduamente documentato da Giuseppe Tominz fin dagli anni Trenta dell’Ottocento, quando i mobili combinavano “l’atmosfera biedermeier a espliciti rimandi al classicismo tedesco di marca schinkeliana”. (Crusvar, 1990) È appunto il caso della consolle con specchiera finemente ornata con figurine alate, visibile alle spalle di Amalia Holzknecht.