COMUNE DI TRIESTE
ASSESSORATO CULTURA E SPORT
CIVICO MUSEO REVOLTELLA
GALLERIA D’ARTE MODERNA
REVOLTELLA ESTATE 2005
PAROLE, SUONI E VISIONI
ROSSO DI SERA
IDENTITA’ D’ARTE
Venerdì 22 luglio, ore 21, terrazza del museo
(in caso di maltempo, ore 21.30 sala auditorium)
Continua la serie di conversazioni in terrazza sui documenti di riconoscimento dell’Oggetto Arte, dalla biografia all’autoritratto, dall’indagine psicoanalitica al profilo critico di un film. Quando scrittura e analisi danno fisionomia all’immagine. E viceversa.
Oggi interviene ALBERTO BOATTO sul tema NARCISO INFRANTO. L’AUTORITRATTO MODERNO DA GOYA A WARHOL, conferenza che trae spunto dalla seconda edizione di un suo fortunato saggio.
Ingresso: intero € 7, ridotto € 4
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CIVICO MUSEO REVOLTELLA
via Diaz, 27 – 34123 Trieste Tel. 040 675 4296-4350-4394 Fax 040 675 4137
www.museorevoltella.it revoltella@comune.trieste.it
Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol potrebbe sembrare un agile manuale di storia dell’arte moderna, raccontata attraverso un originale percorso costituito solo di autoritratti.
Una prefazione ricca di concetti spiega perché l’autoritratto non è semplicemente un ritratto che il pittore fa a sé stesso; ritratto e autoritratto sono due generi diversi di pittura. Ritrarsi richiede capacità introspettiva e coraggio nel guardarsi dentro: una sfida del pittore con se stesso che nei secoli diventa sempre più difficile. Fino a trasformarsi in età moderna in una “protratta e impietosa inchiesta condotta fin negli stati riposti del proprio essere”.
L’autoritratto nasce nel XV secolo quando l’uomo prende coscienza del proprio ruolo nel mondo. I primi autoritratti sono un’orgogliosa affermazione della propria identità come uomini: “Al cruciale interrogativo èchi sono io?’ [i pittori del Quattrocento rispondono] con orgogliosa sicurezza èio sono un uomo’”.
Ma l’illusione dura poco. Il pittore guarda insistentemente se stesso riflesso nello specchio e scopre le proprie debolezze, la fragilità della condizione umana e quanto sia dolorosamente estraneo il mondo intorno a lui. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, complice la nascita della psicanalisi, la crisi diventa dirompente. I pittori vivono una èsituazione professionale’ nuova -nasce in questo periodo l’arte senza committente- e percepiscono con acuta sofferenza il loro distacco dal mondo. “Dall’affermazione superba èio sono questo’ siamo passati allo smarrimento, ènon so più chi sono’ non nel significato strettamente biografico, ma in quello essenziale e assoluto”.
L’autoritratto si disfa e si sconvolge, non più rappresentazione della propria fisionomia; diventa l’immagine tragica della condizione esistenziale dell’uomo moderno. Non solo storia dell’arte quindi, ma anche racconto dell’evoluzione della condizione dell’artista e una coinvolgente storia del pensiero dell’uomo e del suo (sempre più difficile) rapporto con la vita.
All’introduzione seguono capitoli che descrivono numerosi autoritratti da Goya a Warhol passando per Delacroix, Van Gogh, Picasso, Munch, tutti riprodotti nelle pagine del libro. Boatto privilegia gli aspetti di contenuto e significato delle opere più che questioni stilistiche e di forma.
L’autore sceglie di partire da Goya che si ritrae moribondo e agonizzante; è l’inizio di un cammino di progressiva perdita di ogni certezza. La fede in Dio, nella scienza o nel progresso non sono più in grado di fornire tutte le risposte, il perché della sofferenza, della morte e l’uomo si trova tragicamente solo di fronte a questi interrogativi.
Un percorso di crescente drammaticità -che culmina nell’espressionismo tedesco- nel quale i pittori si confrontano prima con il dolore fisico e la morte, poi con le più devastanti inquietudini interiori che portano al suicidio molti degli artisti citati, da Van Gogh a Kirchner. Al lettore sono concessi solo pochi momenti di serenità: gli autoritratti di David (contemporaneo di Goya, ma dotato di sensibilità e certezze assai diverse), Ingres, Turner, MirÚ, Matisse.
(Antonella Bicci, www.exibart.com, 14 giugno 2005)
ALBERTO BOATTO è saggista e critico d’arte. Si è occupato dell’avanguardia (dadaismo, Duchamp, new dada, pop art) e a partire da queste esperienze ha esaminato il moderno nella sua interezza e in particolare nei suoi cerimoniali culturali.
Ha pubblicato Pop Art (1967, 1983), Cerimoniale di messa a morte interrotta (1977), Lo sguardo dal di fuori (1981), Alighiero & Boetti (1984), Della ghigliottina considerata una macchina celibe (1988),Dialogo dello psiconauta (1989), Narciso infranto, I’autoritratto moderno da Goya a Warhol (1997, 2005).
Collabora a numerose riviste, tra le quali “Nuovi Argomenti” e “Leggere”.
Ha curato numerose mostre in Italia e all’estero, fra cui la personale di Roberto Barni al Palazzo Fabroni di Pistoia nel 1994.