Mostra temporanea Trieste Settanta. Arte e sperimentazione

In attesa della riapertura dei musei, anche il Museo Revoltella di Trieste condivide contenuti digitali delle mostre temporanee in corso

La mostra intitolata Trieste Settanta. Arte e sperimentazione, curata da Laura Carlini Fanfogna, Direttore del Servizio Musei e Biblioteche e Lorenzo Michelli, si inserisce nel solco delle iniziative promosse negli anni dal museo dedicate all’arte della seconda metà del Novecento e valorizza alcune delle principali esperienze di ricerca svoltesi in quel decennio e legate alla ricerca e alla sperimentazione. 

Una prima sezione della mostra è dedicata ad alcune azioni precorritrici attive a Trieste già negli anni ’60. La Galleria La Cavana, Arte Viva e il Centro operativo Arte Viva.

Manifesto della mostra, Michelli/Studio Iknoki

Solo all’apparenza leggera e ludica, in realtà di altissimo profilo e di grande respiro, nel 1961 prende il via a Trieste l’attività di una galleria d’arte: La Cavana. Due personalità di eccezione si gettano in questa avventura: sono Miela Reina ed Enzo Cogno che, anche grazie ai contatti coltivati nel periodo della formazione veneziana, organizzano in un breve lasso di tempo (fino al ‘63) una serie di mostre con nomi di eccezione: Dorazio, Music, Santomaso, solo per citarne alcuni. Questa attività poi si espande anche in  altri territori con il gruppo di Arte Viva. Dalle arti visive all’architettura, dalla musica alle installazioni multidisciplinari. Scrive Luciano Semerani nel catalogo della mostra “Anni Fantastici” (Museo Revoltella, 1994)  “Arte Viva ha praticato l’intrufolamento, la spedizione notturna, il viaggio verso alcuni espressionistici labirintici meandri uterini della nostra madre terra, e poi subito dopo, lanci spaziali tra le fredde e lattiginose superfici, alla ricerca della razionalità raggelante del senno perduto racchiuso negli automi e nei computer”.

Museo Revoltella, Trieste Settanta. Arte e sperimentazione. Foto allestimento sezione Arte Viva. Al centro la scenografia di POSTSCRIPTUM a Liebeslied di Carlo de Incontrera. Teatrino e burattini di Miela Reina, a sinistra parte dell’opera Arcobaleni di Miela Reina e al centro un Getulio Alviani.

Si tratta di un gruppo di amici, certo; amicizie d’arte. Diventerà un centro operativo che “vede confluire in attività di gruppo e per affinità elettive, l’impegno costante sulle problematiche più attuali del linguaggio musicale, architettonico, visivo e teatrale la progettualità di Carlo de Incontrera, di Gigetta Tamaro e Luciano Semerani, di Miela Reina ed Enzo Cogno, dello scenografo Lauro Crisman e dell’artista fotografo Mario (Piccolo) Sillani” (ibidem).

Mostra Arte Viva, Palazzo Costanzi, 1967. Foto Sillani

Il perno di tutto è Miela. Gli spazi quelli della libreria Feltrinelli. Tante le collaborazioni: con la RAI, il Teatro Verdi, il Circolo della Cultura delle Arti, il Deutsche Kultur-Institut.

Tutte queste esperienze, iniziate negli anni 60, anticipano le sperimentazioni del decennio successivo.

Miela Reina, Postscriptum a LiebesLied, schema per la scenografia, 1969, 24x32, penna su carta

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