Inediti triestini: omaggio a Giuliano Brizzi con Ariella Reggio

28 FEBBRAIO – 9 APRILE 2012
INEDITI TRIESTINI
OMAGGIO A GIULIANO BRIZZI
PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA E DEL CATALOGO
Martedì 28 febbraio 2012 alle ore 20.30
al Museo Revoltella di Trieste (via Diaz 27)
con
ARIELLA REGGIO
che leggerà il testo di Claudio Grisancich "Ste pice parole voio dirte stasera"

Grazie alla collaborazione dei nipoti dell'artista Giuliano Brizzi, Giulio e Michela Brizzi, il Museo Revoltella di Trieste ha potuto ritrovare opere e documenti importanti per la ricostruzione della breve ma promettente carriera di Brizzi e realizzare una piccola mostra e un catalogo che saranno presentati nell’auditorium del museo martedì 28 febbraio alle ore 20.30. Un omaggio a questo artista dal temperamento irrequieto e infervorato di espressioni nuove dell'arte che il Museo Revoltella vuole contribuire a far riscoprire. Durante la serata, Ariella Reggio leggerà il testo di Claudio Grisancich "Ste pice parole voio dirte stasera" in cui Anita Pittoni ricorda Brizzi e il mondo intellettuale triestino degli anni Trenta.
E' da Giuliano Brizzi che il Museo Revoltella inizia un percorso di ricerca tra le personalità meno note e celebrate del Novecento triestino, che si presenta ricco di spunti ma anche di difficoltà per la dispersione di opere e archivi. L’idea di occuparsi di “inediti” è nata nel corso degli studi effettuati per le grandi mostre sullo sviluppo delle arti locali nel XX secolo che il Museo ha realizzato dagli anni Novanta in poi. Ogni mostra, infatti, ha offerto la possibilità di scoprire, attorno ai protagonisti, un numero abbastanza cospicuo di figure al loro tempo importanti ma per varie ragioni dimenticate, che, però, hanno costituito spesso punti di riferimento imprescindibili per l’orientamento di tendenze e correnti e hanno avuto un ruolo significativo nella creazione di quel “clima” culturale così denso, vivace e problematico da cui sono stati caratterizzati soprattutto gli anni tra le due guerre.
Giuliano Brizt (in seguito italianizzato Brizzi) è un valido e promettente artista triestino, che a causa di una malattia, muore giovanissimo all'età di soli 30 anni (1908-1938). E' coetaneo di alcuni tra i più noti triestini nati nel primo Novecento: Giorgio Carmelich, Leonor Fini, Ugo Carà e Marcello Mascherini, ai quali il Museo Revoltella ha dedicato negli ultimi anni importanti mostre antologiche. Nel 1922 scopre la passione per la pittura e nel 1924 decide di perfezionarsi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dov'è allievo di Virgilio Guidi. Dal 1928 in avanti, partecipa regolarmente alle esposizioni del Sindacato di Belle Arti. Frequenta l'ambiente artistico triestino ed è amico di Leonor Fini, Maria Lupieri, Marcello Mascherini, Ugo Carà e Anita Pittoni, con i quali Brizzi intreccia anche scambi professionali e con i quali condivide certamente la curiosità e la passione sul dibattito in corso sulla modernità. La Fini, gli dedica un ritratto assai interessante in cui il giovane volto del pittore, serio e affilato, è coronato da un cappello troppo piccolo. Oggi di proprietà della famiglia Brizzi, il dipinto arriverà da Roma e sarà in esposizione al Museo Revoltella in occasione di questa iniziativa.
Le pitture giovanili di Brizzi, hanno come temi ritratti, paesaggi, nature morte per, succesivamente, lasciare spazio a ricerche e sperimentazioni. Negli anni seguenti il 1931, i suoi quadri assumono toni più cupi, i ritratti segnalano un approfondimento psicologico, i colori si fanno più intensi. Un lucido giudizio sulla pittura di Brizzi è quello espresso da Guido Sambo nel 1939: “La sua è una pittura compatta, con arditi accostamenti di tono, ha la solidità di una cosa costruita con sicurezza e rivela tutto il tragico travaglio di un giovane che ha la morte ormai vicina, inevitabile”. Il fatto di non essere stato presente nel panorama artistico anche dopo la seconda guerra mondiale è stato sicuramente fatale per questo pitture, rapidamente inghiottito dall'oblio. Per fortuna le sue opere non si sono disperse totalmente tra collezioni tra collezioni pubbliche e private.
Tra i suoi migliori lavori ci sono Nudo, La nonna e un magnifico Autoritratto del 1929 donato al Museo Revoltella da Roberto Hausbrandt. Eseguito all'età di soli 22 anni ed esposto in pubblico solo dieci anni più tardi in occasione della Sindacale Interprovinciale del 1939 l'Autoritratto reca la dedica “Al signor Devetti in segno di amicizia”. Luigi Devetti, generoso e particolare ristoratore appassionato d'arte, nella sua osteria di via del Toro offriva accoglienza e la tipica cucina triestina, in un clima familiare. Tra i suoi tavoli era possibile incontrare pittori famosi e giovani esordienti, assistere a discussioni, scambi, confronti su nuove tendenze; spesso in cambio dei pasti gli artisti donavano a Devetti il loro autoritratto. Un ambiente artistico triestino che ben ricorda Maria Leban, spostata da Brizzi nel 1931, che racconta di una Trieste che offriva una cultura particolare, di ampio respiro, in equilibrio tra la provenienza cosmopolita, derivata dai lunghi anni di appartenenza all'impero asburgico e l'approdo alla civiltà italiana.
La moglie racconta anche la personalità dell'artista, le intense passioni, l'amore per l'arte, la pittura, la musica, l'amicizia e l'intesa artistica con Marcello Mascherini e Ugo Carà, le burle e gli scherzi arguti organizzati con Livio Corsi, le frequentazioni con Leonor Fini, Maria Lupieri e Anita Pittoni. Proprio quest'ultima, in uno dei suoi diari redatti tra il 1944 e il 1946 ricorda Giuliano Brizzi e la sua famiglia: “De nome el fazeva Giuliano, ma noi sempre a ciamarlo solo col cognome: Briz! Come uno schizo de sifon! Coss’ che no’ iera Briz! Un’inteligenza viva, un estro, una capacità….che se no’l fossi mancà cussì giovine, sarìa diventà un pitor come pochi al mondo.E po strambo che no’ ve digo, de ‘na familia che più mati de lori solo che a Trieste, ancora fra le do’ guere, se podeva trovar”.
Questi aneddoti sono molto ben rievocati da Claudio Grisancich nel monologo teatrale in dialetto “Ste pice parole voio dirte stasera", che sarà letto proprio martedì 28 febbraio da Ariella Reggio nell'auditorium del Museo Revoltella e che farà rivivere un capitolo fondamentale della storia culturale di Trieste. Il testo letto dalla Reggio, rigorosamente in dialetto con cui la “vera” protagonista era solita esprimersi, è una lunga confidenziale chiacchierata su di sé che la Pittoni regalerà agli spettatori. L'ingresso alla serata è libero, fino ad esaurimento dei posti in sala.
La mostra è visitabile fino a lunedì 9 aprile, con i seguenti orari: tutti i giorni dalle ore 10 alle 19, martedì chiuso.

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