Leonardo Bistolfi

Casale Monferrato 1859 – La Loggia 1933

Il funerale della Vergine
1899-1903 circa
gesso, inv. 800
acquisto alla VI Biennale di Venezia, 1905

Al quarto piano della Galleria d’arte moderna del Museo Revoltella vi è una sala di notevole interesse e originalità, poiché delimitata da un lato dall’imponente gruppo allegorico denominato La Croce, resa ancor più spirituale dall’illuminazione naturale proveniente dalla finestra angolare scarpiana al quinto piano, e dall’altro lato da un’arcata monumentale in gesso scolpito, attraverso cui si accede alla sala successiva. Si tratta delle due opere in dimensioni naturali dello scultore piemontese Leonardo Bistolfi, preparatorie di due importanti monumenti funerari. L’imponente arcata a bassorilievo costituisce il bozzetto della tomba della giovane Emma, figlia del conte oscar Hierschel-de Minerbi, deceduta nel 1898 a soli 26 anni. La tomba monumentale, ubicata a Belgirate sulla riva occidentale del Lago Maggiore e denominata Tempio della Purificazione, è caratterizzata, nella sua versione finale, da un’arcata in bronzo, che conduce alla cappella interna. 

Il Funerale della Vergine, di cui esiste un’altra copia in gesso presso la gipsoteca di Casale Monferrato a lui dedicata, fu acquistata dal Museo Revoltella alla VI Biennale di Venezia del 1905, in cui Bistolfi espose oltre una ventina di opere tra busti, bozzetti, targhette e disegni nella XV Sala (Tribuna). Tra le opere esposte anche il monumentale gruppo de La Croce, donato al Museo Revoltella dallo stesso artista.

La Croce
1901-1904 circa
gesso, inv. 801
dono dell’autore, 1905

Nel 1899 la contessa Dattili della Torre-Orsini commissionò a Bistolfi un monumento funerario per la tomba del padre, Tito Orsini, giureconsulto e senatore del Regno d’Italia nella XIV legislatura(1881), nato a Genova nel 1815 e deceduto nel 1896. Nel 1906 la scultura fu collocata nel cimitero monumentale di Staglieno.

Il modello in gesso era stato presentato nell’ammirata personale dell’artista alla Biennale del1905, dove per la prima volta veniva riunito un numero considerevole di sue opere. In particolare, La Croce interessava anche alla Galleria Nazionale di Roma, che poi acquisì una riproduzionein marmo. Il gesso esposto, invece, venne donato dall’artista al Revoltella in segno di riconoscenza per l’acquisto dell’altro modello raffigurante Il funerale della Vergine.

Per Magani, «l’artista trova nei modelli michelangioleschi gli spunti per soddisfare l’aspirazione al gigantismo, in una ricercata e fragorosa gestualità fino a svelarne la cruda deformazione[…]. ugo ojetti, nei Capricci del conte Ottavio, così lo descrive: “un gruppo grande al vivo vi raccoglie davanti alla pietra tombale che sta diritta, tutte le figure dell’umanità che la Giustizia protegge (l’Orsini è stato un giureconsulto): a destra e a sinistra due nudi di uomini, il Lavoro e il Pensiero, e in mezzo la Maternità ammantata che reca nelle braccia un neonato e lo protegge con un lembo del manto e con la testa amorosamente china, e l’Amore simboleggiato da due uomini abbracciati, e la Prole raffigurata da due bambini che, retti in mezzo al gruppo, sostengono un lieve festone di fiori con la grazia pura dei putti correnti intorno alla tomba di Ilaria del Carretto nella cattedrale di Lucca». Vittorio Pica liquidò La Croce come «abile ma alquanto faticosa antologia scultoria da Michelangelo a Rodin» (1905), mentre Ardengo Soffici nel 1909, quando era da poco tornato da Parigi avendo negli occhi le novità della scultura di Medardo Rosso, parlò di «pittoricismo».

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