A cura di Maria Masau Dan
Dal 2009-07-05 al 2009-10-18
“Leonor Fini, l’italienne de Paris”
Museo Revoltella – Galleria d’arte moderna
Trieste
4 luglio – 18 ottobre 2009
Trieste, la città nella quale Leonor Fini (1907-1996) trascorse i primi vent’anni della sua vita e, grazie all’amicizia di alcuni artisti locali, scoprì la vocazione della pittura, dedica alla sua opera una grande mostra che, attraverso una selezione di dipinti, disegni, libri e fotografie, si prefigge di rappresentare una carriera artistica del tutto particolare, lunga, ricca di eventi e relazioni importanti, iniziata nell’Italia degli anni trenta e proseguita con successo a Parigi, dove l’artista è vissuta per oltre cinquant’anni e dove è morta nel 1996.
La mostra è ospitata negli spazi del quinto e sesto piano della galleria d’arte moderna, in stretto contatto con l’esposizione permanente, dove si trovano le opere del XIX e XX secolo che
Si è cercato di ricostruire l’ambiente in cui cresce Leonor Fini, a contatto con la borghesia intellettuale degli anni che precedono e seguono la prima guerra mondiale e vedono il passaggio di Trieste dall’Impero asburgico al Regno d’Italia. Leonor Fini stringe amicizie profonde con gli artisti Arturo Nathan e Carlo Sbisà, frequenta le case di letterati come Italo Svevo e di Umberto Saba. Soprattutto da Nathan attinge un particolare interesse per la metafisica di de Chirico e la rappresentazione del proprio io attraverso visioni fantastiche. Espone accanto a questi artisti nelle prime mostre organizzate a Trieste dal “Sindacato fascista di belle arti”, dal 1928 al 1930. E con loro sarà presente alla mostra organizzata a Milano dalla Galleria Barbaroux nel 1929. Nella mostra questa fase è documentata da opere della Fini degli anni 1925-1929, soprattutto ritratti, e opere di Nathan e Sbisà, tra cui il ritratto che questi le dedicò nel 1929. Uno spazio è dedicato anche ai rapporti con il suo primo maestro Edmondo Passauro e la pittrice Felicita Frai, amica e rivale a cui fece un ritratto, anch’esso in mostra.
LEONOR FINI A MILANO NEGLI ANNI DI “NOVECENTO”.
Il contatto con Milano è molto importante per l’affermazione della ventenne pittrice e per la messa a punto dei suoi strumenti linguistici. Con grande determinazione, piuttosto sorprendente in relazione all’età e all’epoca, si trasferisce nel capoluogo lombardo, allora vivace centro di sperimentazione artistica e teatro dell’attività del gruppo dei novecentisti. Stringe amicizia con Achille Funi e inizia a lavorare al suo fianco anche nella realizzazione di importanti pitture murali per
“LEONOR ET LES ITALIENS DE PARIS”. I CONTATTI COL SURREALISMO.
Nel 1931 Leonor Fini si trasferisce a Parigi e intreccia una fitta rete di rapporti con
con gli intellettuali parigini degli anni trenta e in particolare con l’ambiente dei surrealisti. Frequenta intensamente personaggi come Max Ernst, Paul Eluard Georges Bataille, Henri Cartier-Bresson, Salvador Dali e André Pieyre de Mandiargues, lo scrittore a cui fu molto legata fino al 1950, rappresentato nell’esposizione da quattro ritratti.
A ROMA DURANTE
Nella vita di Leonor Fini c’è una parentesi romana, che va dal 1943 al 1946. Un periodo breve ma intenso durante il quale stringe amicizie che dureranno tutta la vita: tra queste vanno citati artisti come Fabrizio Clerici ma anche i protagonisti della vita letteraria (Elsa Morante, Alberto Moravia), della mondanità e del cinema (Anna Magnani, Alida Valli, Mita Corti, Simonetta Colonna di Cesarò, Esmeralda Ruspoli) ai quali dedica raffinati e ammiratissimi ritratti, che figurano nella mostra.
LEONOR FINI A PARIGI DAGLI ANNI CINQUANTA IN POI
Dopo la fine della guerra Leonor Fini ritorna a Parigi e vi rimarrà per sempre. Ritrova vecchie amicizie e stringe nuovi legami, lavora intensamente su più fronti, pittura, teatro, illustrazione, incontrando un consenso sempre più ampio da parte della critica ma anche da parte dei collezionisti. La sua pittura, ambigua e misteriosa, si nutre di una straordinaria capacità di vedere oltre le apparenze, di sondare nelle paure umane, di dare forma ai sogni.
Circondata da amici fedeli e frotte di ammiratori Leonor Fini si muove con leggerezza anche nella sfera della mondanità e della moda, portando sempre un tocco di stravaganza.
LEONOR FINI ILLUSTRATRICE
A partire dagli anni Quaranta Leonor Fini ha illustrato più di cento testi, dai grandi autori del passato (Shakespeare, Sade, Baudelaire, Poe, Flaubert) fino ai suoi contemporanei ed amici (Jean Genet, André Pieyre de Mandiargues, Jacques Audiberti). Questa mostra, con una cinquantina di pregiate edizioni, raccoglie la più vasta sezione che sia mai stata dedicata alla sua attività di illustrazione libraria.
LEONOR FINI SCENOGRAFA E COSTUMISTA
L’attività della Fini come creatrice di scenografie e di costumi si situa tra gli anni quaranta e sessanta e si svolge tra Roma, Milano, Londra e Parigi. Pur rappresentando una parte meno consistente della sua attività, l’ impegno per il teatro appare come un capitolo di fondamentale importanza, poiché si è alimentato di un’attitudine innata per il mascheramento, la finzione facendo emergere un talento straordinario anche in questo campo.
In mostra sono esposti bozzetti per costumi e scenografie relativi alle sue principali collaborazioni con i teatri.
LEONOR FINI E LA FOTOGRAFIA
Leonor Fini ebbe con i fotografi tanti e proficui rapporti dagli anni Trenta in avanti. La mostra propone una selezione dei più bei ritratti fotografici che le sono stati dedicati, da Cartier-Bresson a Richard Overstreet, da Veno Pilon ad Arturo Ghergo, da Erwin Blumenfeld a Eddy Brofferio e André Ostier, mettendo così in risalto sia il suo eccezionale talento di modella sia la qualità artistica delle immagini, molte delle quali sono degli autentici capolavori.
LEONOR FINI E GLI ALTRI ARTISTI
Oltre agli amici artisti legati alla giovinezza della pittrice triestina e alla sua città d’origine, Leonor Fini incontra negli anni a seguire molti pittori che saranno determinanti per la sua vita e, in parte, per l ’evoluzione del suo linguaggio artistico.
Una serie di dipinti realizzati, tra gli anni Trenta e i primi anni Novanta, da alcuni pittori surrealisti italiani e stranieri frequentati da Leonor Fini, costituisce una sezione della mostra. Si trovano così rappresentati, con diversi lavori, Stanislao Lepri, Enrico Colombotto Rosso e Fabrizio Clerici, artisti particolarmente vicini alla Fini sul piano umano e professionale, che negli anni Cinquanta amavano ritrovarsi d’estate nel monastero di Nonza e, ancora, Paul Tchelitchew, Jan Lebenstein, Michèle Henricot e la pittrice Dorothea Tanning. Un dipinto di Eros Renzetti, amico degli ultimi anni, conclude simbolicamente questa sezione della mostra.