Luciano Minguzzi

Bologna 1911 – 2004

Acrobata cinese
1937
bronzo, inv. 2824
acquisto alla XXIII Biennale di Venezia, 1942

L’Acrobata cinese, di cui esiste anche una versione in cera di proprietà privata, viene realizzato da Minguzzi all’età di 26 anni e presentato alla Biennale di Venezia del 1942, dove lo scultore ha una sala personale. Il Museo Revoltella lo acquista nella medesima occasione per la somma di 6.000 Lire, scegliendolo tra le dieci sculture – tra cui il Ritratto della madre, il Tobiolo e un altro Acrobata – quattro targhe in bronzo e sei disegni a penna.

Definito da Carlo Pirovano «un bronzo pompeiano reinventato in una bottega secentesca», è uno dei primi lavori dedicati alla rappresentazione del movimento, che affascinerà l’artista durante tutta la sua carriera. L’acrobata, assieme al contorsionista, alla ballerina e a vari tipi di animali, gli permettono di studiare la tensione dinamica dei muscoli e l’equilibrio delle masse plastiche.

Nel bronzo in esame il busto chinato in avanti e la tensione del collo e dei tratti del viso, impegnati nello sforzo di sollevare la testa, ricordano quelli del noto Centometrista (1935) di Arturo Martini, della Galleria di Ca’ Pesaro di Venezia, ma la forza espressiva dell’intera figura, che si sostiene in equilibrio su una sola mano, rimanda a molteplici modelli scultorei del passato rivisitati in chiave moderna, come il romanico padano di Wiligelmo e di Benedetto Antelami. Con il suo espressionismo talvolta popolare e grottesco, a metà del Novecento Minguzzi ottiene diversi riconoscimenti: nel 1950 gli venne assegnato ex aequo il gran premio di scultura della Biennale di Venezia e nel 1956 vince il Premio Roma alla VII Quadriennale romana. Altri successi di questi anni sono il primo posto al concorso per la quinta Porta del Duomo di Milano ed il terzo posto al concorso internazionale di Londra per il Monumento al prigioniero politico ignoto (1953).

Nello stile della maturità unirà la semplicità primitiva della forma alla forza istintiva del modellato, creando talvolta suggestivi contrasti tra masse volumetriche e strutture filiformi. Documenta questa evoluzione stilistica anche una delle ultime versioni dell’Acrobata cinese, eseguita nel 1990 e vicina per posa e dimensioni al bronzo del Revoltella, ma molto differente sul piano formale per la resa sommaria dei volumi e delle superfici.

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