La scena di Socrate che rimprovera il giovane Alcibiade, “pescato” in dolce compagnia, di gettare il proprio tempo tra le dissipatezze del postribolo, costituì, evidentemente perché l’ammonimento morale ben si adattava ad alcuni aspetti quotidiani della vita contemporanea, uno dei temi preferiti dalla pittura accademica d’ambito Neoclassico. L’opera venne esposta a Venezia nel 1838 nella grande mostra organizzata per la visita dell’imperatore Ferdinando I. La sua esecuzione deve pertanto precedere tale data, ma è verosimile che il dipinto non sia stato realizzato per quella circostanza, per quanto prestigiosa, dato il suo carattere occasionale, ma sia stato presentato al pubblico come opera esemplificativa delle doti dell’artista, e potrebbe quindi risalire a qualche anno prima. Il dipinto ricomparve in una esposizione a un secolo di distanza, quando nella rassegna retrospettiva triestina del 1937 figurava in catalogo come di proprietà dell’architetto Giovanni Madonizza di Trieste. Venne definitivamente acquistato dal Museo Revoltella nel 1955.Il dipinto illustra buona parte del repertorio di antichità archeologiche, necessario complemento del pittore di storia educato secondo i precetti accademici, che l’artista aveva immagazzinato negli anni della formazione. Si è osservato inoltre come l’artista, pur a una data così avanzata, riprenda ancora, nella figura femminile all’estrema sinistra, la Venere Italica di Canova (Pavanello 1990). È indubbio che il linguaggio del veneziano riveli qui un gusto retrò, ma, a ben guardare, si avverte qualcosa dello spirito della moderna pittura storico – romantica: ad esempio nell’interagire ‘patetico’ dei personaggi o nell’allentamento del ponderato rigore neoclassico, come del resto avveniva nel citato quadro di Lipparini, del 1831, che Dusi doveva conoscere bene.Del pittore veneziano il Museo Revoltella possiede inoltre un grande dipinto giovanile di acquisizione recente (2019), che riprende lo stesso soggetto storico ed è intitolato La morte di Alcibiade, 1827 circa, olio su tela, 172×210 cm, inv. 5312.