Realizzato nel 1939, il quadro fu esposto l’anno dopo alla mostra personale dell’artista organizzata alla Galleria “Il Milione” di Milano. Probabilmente in quell’occasione fu acquistato dall’ingegner Astaldi di Roma, appassionato di arte e, insieme alla moglie Maria Luisa, uno dei più importanti collezionisti italiani del tempo, il quale comprò anche “Le due sorelle” e “Natura morta” del 37. Come ricorda Isabella Reale in “La Collezione Astaldi. Capolavori italiani del Novecento”, Alberto Savinio fu uno degli artisti più amati dalla coppia oltre che vicino di casa, come si apprende dalle numerose dediche annotate sui disegni e sui bozzetti donati agli Astaldi. Dagli atti dell’Archivio Amministrativo del Museo Revoltella si apprende che il quadro è stato ceduto in contovendita alla “Piccola Galleria” di Cortina diretta da Giuseppe Zanini e lì fu visto da Marcello Mascherini che propose l’acquisto dal momento che il museo non possedeva opere dell’artista. (…) Presentato come “Nudo sdraiato” viene registrato dallo stesso pittore nei suoi elenchi manoscritti come “Arianna”, titolo già utilizzato alla fine degli anni Venti per un olio su tela di simile impostazione. Come ricorda Pia Vivarelli nel catalogo generale dedicato delle opere di Savinio (Alberto Savinio, Catalogo generale, Milano, 1996), negli elenchi manoscritti si legge l’appunto “Nudo Jone” a fianco al titolo dell’opera; si tratta della cognata del pittore, Jone Morino, sorella della moglie dell’artista, Maria, con la quale era impegnata in attività teatrale al seguito di importanti compagnie. Jone aveva già posato in altre occasioni per il pittore. Dalla seconda metà degli anni Trenta Alberto Savinio torna a dedicarsi alla letteratura e al giornalismo, attività grazie alle quali si era fatto apprezzare fin dagli anni Dieci sia in Italia che in Francia, rallentando la produzione pittorica. Le opere di questo periodo, come nel caso del dipinto in questione, hanno per soggetti donne e uomini borghesi, spesso parenti e amici del pittore, rappresentati in maniera realistica ma con titoli che rimandano alla tradizione classica e al mondo mitologico. (…)