La donna ritratta è Fanny Lackenbacher, moglie dell’ingegnere ebreo Moise Mario Tedeschi, che compare in un grandissimo numero di disegni e oli dell’artista, a partire dal 1911 e fino alla morte prematura della donna, avvenuta nel 1927. Fanny frequentava il Circolo Artistico ed era proprietaria della casa di via Besenghi in cui il pittore andò a vivere al suo ritorno da Monaco.Inconsueta, nell’opera di Gino Parin (il cui vero nome era Federico Pollack), l’importanza data al contesto in cui appare la donna. Più spesso, infatti, egli lasciava indefiniti gli sfondi. Qui invece emerge il suo gusto per le cineserie, i gioielli e i ricami. Indiscutibile l’influenza della lezione secessionista sia nelle ricercatezze lineari sia nella scelta del formato quadrato secondo il modello di Franz von Stuck. Il dipinto fu acquistato dal Curatorio del Museo Revoltella nel 1915, in un momento di crisi dell’arte cittadina e il pittore ne fu molto riconoscente.
Oltre al ritratto ad olio in esame, il Museo Revoltella possiede di questo artista diversi altri dipinti, tra cui Dama in bianco, 1915, olio su tela, 101×111 cm, inv. 3367, Notturno [1920], olio su tela, 98×74 cm, inv. 4494, Ritratto di Bronia Greger, olio su tela, 52×41 cm, inv. 3487, Ritratto di donna, olio su tela, 80×67 cm, inv. 4613, un Ritratto di Giannino Marchig del 1924, olio su tavola, 67×50 cm, inv. 4689, un piccolo dipinto intitolato Sera [1920], olio su tela, 40×47 cm, inv. 2135, uno Studio di testa, olio su tela, 43×39 cm, inv. 2229, Ritratto di Aurelia Benco diciottenne [1923], olio su compensato, 62×53 cm, inv. 4938, Ritratto di Delia Benco, 1915, olio su carta intelata, 74×51 cm, inv. 4940, un altro Ritratto di Aurelia Gruber Benco [1925-30], olio su tela, 64×50 cm, inv. 4937 e, della stessa famiglia, il Ritratto di Delia de Zuccoli Benco [1925 ca.], olio su tela, 57×47 cm, inv. 4939, Ritratto di Maria Ines Billos, 1913, olio su tela, 65×53 cm, inv. 5100 e Ritratto di Nazario Peterlini, 1938, olio su tela, 71×60 cm, inv. 5053. La raccolta di opere di Parin comprende, inoltre, un consistente nucleo di disegni, oltre una settantina, acquistati dal Museo nel 1963, oltre ad un prezioso Autoritratto [1929 ca.], realizzato a carboncino su carta, 620×480 mm, inv. 3609, donato da Roberto Hausbrandt.