Zigaina espose un dipinto intitolato Braccianti sul carro alla Biennale di Venezia del 1952, ma riprese questo tema anche l’anno successivo, quando eseguì l’opera in esame, nota anche come Ritorno dai campi, che fu esposta alla Prima mostra internazionale di Pittura “Città di Messina” nel giugno del ’53, e acquistata qualche mese più tardi, per 75.000 Lire, dal Museo Revoltella. All’epoca, l’artista friulano, non ancora trentenne, si era già affermato a livello nazionale: aveva esposto tre volte alla Biennale di Venezia, aveva collaborato con Pier Paolo Pasolini, del quale era diventato amico nel 1946, e – avvicinatosi a Guttuso, Pizzinato, Maltese, De Micheli, De Grada e Treccani – aveva fondato con loro le basi del movimento realista. L’opera in esame è rappresentativa della tarda fase realista di Zigaina, conclusasi a metà degli anni ‘50. Protagonisti sono undici braccianti del basso Friuli, che, di rientro da una giornata di lavoro nei campi, percorrono una strada sterrata, alcuni a bordo di un carro, altri in bicicletta. Vi si riconoscono le caratteristiche ricorrenti nei lavori dei primi anni ‘50, come il rigoroso controllo compositivo, che suggerisce l’integrazione tra le figure umane e l’ambiente naturale – si noti, ad esempio, il ripetersi della linea curva nelle falci e nella strada – e la “strutturazione autoportante del colore” (Pirovano, 2000), che ha sostituito la griglia di segni di matrice post-cubista, frequente nelle opere precedenti. Le espressioni cupe dei volti e le spalle ricurve di questi uomini “taciturni, ostinati, solenni” (De Micheli, 1970) raccontano di una vita di fatiche e di subordinazione; ma, in questo silenzioso rituale quotidiano, risalta con forza il gesto di umana solidarietà compiuto da uno dei contadini, che tiene la sua mano appoggiata sulla spalla di colui che conduce il carro.
Oltre al dipinto in esame, il Museo Revoltella possiede di Zigaina altri due dipinti, Il fucilato, 1966, olio su tavola, 95×69 cm, inv. 4259 e Dal colle di Redipuglia, 1973, olio su tela, 200×150 cm, inv. 5009 e circa una decina di incisioni (acquaforte e puntasecca).