Donna che trattiene il tempo

Dettagli
Donato Barcaglia (Pavia 1849 – Roma 1930)
Donna che trattiene il tempo
1875
Tecnica: marmo
Data acquisizione: 1877
Provenienza: acquistato dal Museo
Inventario: 780
Dimensioni
Altezza: 200

Donna che trattiene il tempo

Descrizione

«Mirabilmente riescita, (…) pari all’importanza del soggetto, sia pel movimento delle figure quanto per l’espressione e la vita. (…) La Giovinezza è rappresentata nell’età più saliente del vigore ed anzi nel momento in cui incomincia a declinare ed a risentire gli effetti del tempo che fugge. Essa con le mani tenta di fermarlo, mentre collo sguardo fra il lacrimevole ed il seducente cerca indurlo alle sue preghiere. Il Tempo invece colla mano in cui tiene la falce si sbarazza delle strette della donna e coll’altra in cui ha la clessitra [sic] accenna la via che deve percorrere senza nessuna tregua e con ironico sorriso le fa comprendere che ogni tentativo è inutile». Con queste parole veniva presentato l’imponente marmo con il titolo La Giovinezza che tenta di arrestare il Tempo sulle pagine di “L’Italia Artistica” di Firenze, nello stesso anno in cui era stato realizzato. L’anno successivo, invece, veniva premiato alla Mostra di Filadelfia (1876), avvenimento particolarmente importante per la carriera dello scultore, che arrivava tre anni dopo i successi dell’esposizione internazionale di Vienna (1873). A Trieste il marmo venne presentato all’Esposizione di Belle Arti del 1877, un’edizione particolarmente ricca di opere. Molte le sorprese anche tra le sculture, tra le quali anche l’opera di Barcaglia.
E proprio dalle pagine della stampa locale partì un appello affinché «l’insigne gruppo del Barcaglia non parta da Trieste, ma vi rimanga a decoro del Civico Museo che ne acquisterebbe grandissimo lustro. E questo voto non lo esterniamo in nostro nome soltanto, ma in nome di distinti, intelligentissimi cittadini, che amando sinceramente e con tutta la potenza dell’anima la patria, ambiscono vederla prosperare vieppiù ne’ commerci e vieppiù ingentilirsi nel culto del Bello» (L’Adria”, 5 ottobre 1877).
Il marmo, che appartiene alla stagione più classica dello scultore, venne acquistato tramite la Società di Belle Arti, attraverso una trattativa che portò il prezzo prima a 6.000 e quindi a 5.000 lire; si pattuì che fosse pagato subito 1/3 della somma e il saldo in due rate annuali (in data 15 novembre 1877 l’opera risulta venduta per 8.044,20 fiorini).

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