Geltrude

Dettagli
Antonio Mancini (Albano Laziale 1852 – Roma 1930)
Geltrude
1910
Tecnica: olio su tela
Data acquisizione: 1911
Provenienza: acquistato dal Museo, Esposizione Internazionale di Roma
Inventario: 312
Dimensioni
Altezza: 134
Larghezza: 134

Geltrude

Descrizione

Geltrude, che un critico presentava come «espressione della femminilità e dell’eleganza borghese», non era un’esponente del gran mondo ma solo una bella modella che Mancini utilizzò durante il suo soggiorno a Monaco nel 1909-1910. A conferma di questa circostanza, oltre la scritta autografa apposta dal pittore al quadro con firma luogo e data, esiste una fotografia di Mancini e Geltrude, in posa confidenziale, a Monaco. Il suo viaggio nella città bavarese, e di qui poi a Norimberga e in altre città del nord, fu voluto con grande caparbietà dal suo mecenate di allora, il mercante tedesco Otto Messinger, collezionista soprattutto di arte antica, che da alcuni anni si era accostato all’arte contemporanea con interessi verso vari artisti dell’Italia meridionale. L’intento di Messinger era quello di “rieducare” Mancini, porlo a contatto con le opere dei maggiori musei europei per “aristocraticizzare” i suoi prodotti pittorici e farlo assurgere «…ad una aulicità senatoriale da gran maestro» (Cecchi, 1966). Non era facile indurre Mancini ad abbandonare ciociare e pollivendoli, ma in parte Messinger vi riuscì, costringendo il pittore a mutare gli arredi e gli oggetti di trovarobato del suo atelier e a dedicarsi a soggetti in costume sei-settecentesco o a ritratti raffinatissimi, di cui Geltrude è un esempio eloquente. D’altra parte quello del ritratto alto-borghese o aristocratico era un settore in cui già da vari anni Mancini si era cimentato nei suoi numerosi contatti internazionali. Sul piano stilistico l’artista s’ispirò alla pittura impressionista, come rivelano le tinte luminose e contorni indefiniti, ma, per restituire sulla tela lo sfolgorio metallico delle pietre preziose, degli ori e degli argenti, introdusse nel dipinto anche pezzi di vetro e frammenti di piombo ritagliati dai tubetti dei colori.Mancini viaggiò molto per conoscere i capolavori dei grandi maestri del passato. Dallo studio del Seicento olandese e napoletano fu indotto alla grande composizione e alle ricerche sul colore e il chiaroscuro, che resero la sua pittura molto apprezzata sia in Europa che negli Stati Uniti.

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