Il 1855 fu un anno importante per l’artista che partecipò all’Esposizione Universale di Parigi con un consistente numero di opere eseguite negli ultimi anni. I suoi lavori furono esposti insieme ai pittori dell’Impero Asburgico del calibro di Waldmüller, caposcuola del Biedermeier e di Hayez, l’artista più importante dell’Impero.
La presenza all’esposizione di Parigi fu rimarcata anche dalla stampa triestina (“L’Osservatore triestino”, 1856), che dedicò l’apertura dell’articolo proprio a Domenico Induno. Allo stesso anno dell’esposizione parigina risale anche il dipinto intitolato Il vecchio e il cane che, come giustamente notò la critica, era esemplare di quegli anni di attività del pittore in cui, contemporaneamente a temi più esplicitamente patetici o sentimentali, Induno dipinse «quadretti che non hanno veruna significazione morale, ma in cui il pennello sì sbizzarrisce a riprodurre qualche tipo d’uomo singolare» (Carlo Tenca, 1856). Per l’abbigliamento, semplice e un po’ consunto, e per la fisionomia, mesta e pensosa, il soggetto in questione sembra riprendere il soggetto del Cacciatore, del 1855, che verrà poi riproposto successivamente anche nella Visita del nonno, opera documentata da Giorgio Nicodemi nel 1945.
La fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta corrisposero alla fase più significativa della produzione artistica di Domenico, le cui opere furono segnalate anche a Trieste, presso la bottega del sig. Doricco «sempre ben fornita anche di quadri di pregio» e dove tra i vari nomi, oltre a Zona, Inganni e Schiavoni, tornava costantemente quello di Domenico Induno con «quadri stupendi ove l’espressione, la franchezza senza il manierismo, ampiamente addimostrano l’alto seggio ch’egli occupa nell’arte» (“L’Anello”, 1857). Nel 1864 a Trieste in una pubblica esposizione di quadri nelle sale della Borsa, con opere provenienti da collezioni private, la presenza di suoi lavori fu documentata sia nella raccolta del collezionista Amodeo, che in quella del signor Gracco Brazzoni (“Il Pulcinella”, 1864).
Del famoso pittore lombardo, fratello dell’altrettanto noto Gerolamo, alle cui schede si rimanda, il Museo Revoltella possiede i seguenti dipinti, che trattano soggetti ‘di genere’, Al pozzo, 1876, olio su tela, 49×35 cm, inv. 112, Dal prestino, 1872-74, olio su tela, 34×27 cm, inv. 308, e il dipinto intitolato Malinconia, 1848-49, olio su tela, 55×42 cm, inv. 247, legato agli avvenimenti risorgimentali, ma anch’esso declinato nei modi della pittura di genere, in grado di tradurre attraverso la narrazione quotidiana gli eventi della storia politico-istituzionale.