Nel 1907, quando dipinge il Velo azzurro, Glauco Cambon è nella fase migliore della sua attività creativa: ha studiato a Monaco di Baviera (dal 1891 al 1895) e a Roma (dal 1900 al 1905) ed ha già partecipato alle Biennali di Venezia del 1897 e del 1907 (prima con il pastello Ritratto di signora e poi con il Ritratto dell’artista Benussi). Ammiratore dei suoi concittadini Arturo Rietti e Umberto Veruda, rimane influenzato dal carattere impressionista della loro pittura, ma conserva, tuttavia, il gusto per la linea art nouveau anche perché più funzionale alla sua attività di cartellonista. Un rimando alle eleganti figure femminili dei manifesti di quegli anni è ravvisabile anche nel Velo azzurro, dove una giovane donna avvolta nel “toulle”, fa inevitabilmente pensare – sia per la posa che per il taglio dell’immagine – alle immagini pubblicitarie della moda del tempo.Quando il quadro viene esposto al Museo Revoltella – assieme a un altro recente acquisto, Primi albori di Guido Grimani – suscita entusiastici commenti. In un articolo non firmato, apparso su “Il Piccolo”, leggiamo: «Il Velo azzurro di Glauco Cambon, già ammirato e premiato a Vicenza, riceve il pregio e l’impressione più simpatica da un indovinatissimo accordo di colore. Su un fondo prezioso oro verde, con linea elegantissima, s’intona il giro azzurro del velo avvolgente un esile figurina muliebre. Il roseo della faccia e le tinte della veste si uniscono, il braccio nudo piegato e appoggiato con la mano al fianco taglia arditamente la tela; ma l’occhio è pur sempre attratto dall’armonia dell’oro verde e dell’azzurro.» (“Il Piccolo”, 22 dicembre 1908).Oltre a questo mirabile ritratto, il Museo Revoltella conserva altre opere di Cambon, ovvero, Al chiaro di luna, 1917, olio su tela, 100×100 cm, inv. 4784; Ferruccio Benini nel don Marzio, 1910, olio su cartone, 1001×121 cm, inv. 299 e un Nudo di donna, 1898, pastello su carta, 51×68 cm, inv. 700.