“Opera di forte impronta novecentista, sia nel nitore volumetrico sia nel puntuale riscontrare sul vero le soluzioni plastiche dei valori tattili, con in più uno spiccato richiamo al percorso a ritroso nella rilettura dei maestri toscani e veneti del Quattrocento e del Cinquecento, La corona di San Giovanni è pagina che, più di altre, chiarisce, in chiave Novecento, il gioco ancestrale e trepido dell’intimismo psicologico di Stultus.”
Con queste parole Corrado Marsan negli anni Ottanta delinea con incisività questo dipinto di Stultus, entrato a far parte delle collezioni del Museo Revoltella mediante la permuta con un’altra opera dell’artista, L’antiquario, su proposta al Curatorio di Arduino Berlam.
La levigatissima tornitura delle due fanciulle quiete e composte, ritagliate con estremo nitore sul tendaggio pesante dello sfondo, colpisce Lina Galli, frequentatrice negli anni ’30 dello studio di Stultus: “[…] le figure dipinte balzano con una tale solidità di architettura e corposità, che sembra impossibile siano state create da questo giovane sottile, biondo, chiuso nel camice bianco, dalle dita nervose e prensili somigliante ad un adolescente preraffaelita.” Non è soltanto l’elemento naturale a catturare la sensibilità dell’artista; ugualmente, la vita semplice e densa di umanità dei contadini e delle loro scene familiari sospinge l’artista ad indagare la quotidianità della vita con i suoi “riti e le sue tradizioni”. Nel caso specifico, l’intreccio di una corona votiva – come rileva ancora Marsan – “[…] semplice episodio di costume, o sottinteso atto di fede, giunge a trascendere la realtà per forza di ordine e di misura, nonché per lo straordinario cromatismo […], recuperando, nell’allegorica allusività della scena […], un momento da rappresentazione sacro – profana, nel sovrapporsi ininterrotto delle tinte sulle forme e viceversa.”
Un’importante donazione del 2021 ha fatto confluire nelle raccolte museali altri dieci dipinti di questo artista, tra cui: Portatrice di frutta, 1938, olio su tela, 111×111 cm, inv. 5320; Baccante, 1942, olio su tela, 120×122 cm, inv. 5314; Dopo il bagno, 1943, olio su tela, 97×97 cm, inv. 5315; Fonderia, 1954, olio su tavola, 97×97 cm, inv. 5316; Contadino stanco, 1948, olio su tavola, 72×68 cm, inv. 5317; Santa Croce di Aidussina, 1930, olio su tela, 90×90 cm, inv. 5318; San Daniele del Carso, 1934, olio su tela, 91×91 cm, inv. 5319; Vecchia strada fiesolana, 1945, olio su tela, 80×70 cm, inv. 5321; Nubi che passano, 1950, olio su tavola, 72×68 cm, inv. 5322; Autoritratto, 1973, olio su tavola, 68×59 cm, inv. 5323. Oltre a questi, va infine citato un Autoritratto del 1962, olio su tela, 65×59 cm, inv. 3757 e un acquerello del 1974 intitolato Pian del Borno sul fiume Oglio, 34×50 cm, inv. 4674.