La corona di San Giovanni

Dettagli
Dyalma Stultus (Trieste 1901 – Darfo/BS 1977)
La corona di San Giovanni
1930
Tecnica: olio su tela
Data acquisizione: 1934
Provenienza: Permuta
Inventario: 6861934
Dimensioni
Altezza: 117
Larghezza: 89

La corona di San Giovanni

Descrizione

Opera di forte impronta novecentista, sia nel nitore volumetrico sia nel puntuale riscontrare sul vero le soluzioni plastiche dei valori tattili, con in più uno spiccato richiamo al percorso a ritroso nella rilettura dei maestri toscani e veneti del Quattrocento e del Cinquecento, La corona di San Giovanni è pagina che, più di altre, chiarisce, in chiave Novecento, il gioco ancestrale e trepido dell’intimismo psicologico di Stultus.”

Con queste parole Corrado Marsan negli anni Ottanta delinea con incisività questo dipinto di Stultus, entrato a far parte delle collezioni del Museo Revoltella mediante la permuta con un’altra opera dell’artista, L’antiquario, su proposta al Curatorio di Arduino Berlam.

La levigatissima tornitura delle due fanciulle quiete e composte, ritagliate con estremo nitore sul tendaggio pesante dello sfondo, colpisce Lina Galli, frequentatrice negli anni ’30 dello studio di Stultus: “[…] le figure dipinte balzano con una tale solidità di architettura e corposità, che sembra impossibile siano state create da questo giovane sottile, biondo, chiuso nel camice bianco, dalle dita nervose e prensili somigliante ad un adolescente preraffaelita.” Non è soltanto l’elemento naturale a catturare la sensibilità dell’artista; ugualmente, la vita semplice e densa di umanità dei contadini e delle loro scene familiari sospinge l’artista ad indagare la quotidianità della vita con i suoi “riti e le sue tradizioni”. Nel caso specifico, l’intreccio di una corona votiva – come rileva ancora Marsan – “[…] semplice episodio di costume, o sottinteso atto di fede, giunge a trascendere la realtà per forza di ordine e di misura, nonché per lo straordinario cromatismo […], recuperando, nell’allegorica allusività della scena […], un momento da rappresentazione sacro – profana, nel sovrapporsi ininterrotto delle tinte sulle forme e viceversa.”

Un’importante donazione del 2021 ha fatto confluire nelle raccolte museali altri dieci dipinti di questo artista, tra cui:  Portatrice di frutta, 1938, olio su tela, 111×111 cm, inv. 5320; Baccante, 1942, olio su tela, 120×122 cm, inv. 5314; Dopo il bagno, 1943, olio su tela, 97×97 cm, inv. 5315; Fonderia, 1954, olio su tavola, 97×97 cm, inv. 5316; Contadino stanco, 1948, olio su tavola, 72×68 cm, inv. 5317; Santa Croce di Aidussina, 1930, olio su tela, 90×90 cm, inv. 5318; San Daniele del Carso, 1934, olio su tela, 91×91 cm, inv. 5319; Vecchia strada fiesolana, 1945, olio su tela, 80×70 cm, inv. 5321; Nubi che passano, 1950, olio su tavola, 72×68 cm, inv. 5322; Autoritratto, 1973, olio su tavola, 68×59 cm, inv. 5323. Oltre a questi, va infine citato un Autoritratto del 1962, olio su tela, 65×59 cm, inv. 3757 e un acquerello del 1974 intitolato Pian del Borno sul fiume Oglio, 34×50 cm, inv. 4674.

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