La proclamazione del Porto Franco di Trieste

Dettagli
Cesare Dell’Acqua (Pirano d’Istria 1821 – Bruxelles 1905)
La proclamazione del Porto Franco di Trieste
1855
Tecnica: olio su tela
Data acquisizione: 1872
Provenienza: legato barone Pasquale Revoltella, Trieste
Inventario: 5
Dimensioni
Altezza: 152
Larghezza: 224

La proclamazione del Porto Franco di Trieste

Descrizione

Il dipinto venne eseguito su commissione di Pasquale Revoltella per il nuovo palazzo costruito dal barone (1853-1858), attuale sede del Museo. L’anno dopo l’artista avrebbe completato anche il suo pendant, Dedizione di Trieste all’Austria (vd. scheda). Spettò probabilmente allo storico Pietro Kandler la scelta dei due episodi di storia triestina che potessero dar lustro alla dimora del Revoltella e alla fama di mecenate che egli perseguiva. Esiste un opuscolo fatto stampare dal committente in cui si trovano le informazioni necessarie a “decifrare” la rappresentazione. Dopo che Carlo VI nel 1717, con le sue “ordinanze”, aveva favorito la città di alcune esenzioni, nel 1719, cedendo alle reiterate insistenze della popolazione, si concedeva a Trieste la “patente” di Portofranco. La notizia è annunciata dal nobile Giovanni Casimiro Donadoni, ultimo peroratore della causa triestina a Vienna, “caldissimo avvocato del Portofranco”, che giunge a cavallo nell'”emporio mercantile”: secondo le parole del Kandler quel “sito murato, che anche poi e sino a Maria Teresa fu Portofranco, fino a che questo fosse esteso a tutta la città. La scena rappresenta appunto questo recinto, il quale era il terreno, ove oggi è il teatro e li fondi all’intorno”. In questo spazio delimitato dal muro di cinta, con il portale d’ingresso sormontato dalle statue di Nettuno e Mercurio – allusive della navigazione e del commercio (il Nettuno sembra desunto dalla statua di Antonio Bosa per l’attico della Borsa) si distinguono due gruppi di personaggi. A sinistra, in mezzo alle mercanzie, i tipi rappresentativi delle popolazioni “commercianti”: “il Carniolico, l’istriano dell’interno, l’Ebreo, il Dalmata, il Greco dell’Adriatico; a destra “i patrizi siccome quelli che più d’altri desideravano il commercio al quale poi non era lecito di partecipare nè parteciparono, e che anzi dal Portofranco dovevano venir annichiliti”. Il natante che si vede di poppa nel porto, oltre il cancello, come gli altri impavesato per l’occasione, è “una di quelle due navi che nel 1717 uscirono da Ostenda e si recarono all’Indie Orientali per esplorare quale commercio propizio potesse avviare l’Austria con quelle parti remote”.

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