La Venere della scaletta

Dettagli
Carlo Sbisà (Trieste 1899-1964)
La Venere della scaletta
1928
Tecnica: olio su tela
Data acquisizione: 1933
Provenienza: Dono di Carlo Sbisà
Inventario: 2228
Dimensioni
Altezza: 100
Larghezza: 90

La Venere della scaletta

Descrizione

Nel 1928 Sbisà tornò definitivamente a Trieste da Firenze, dove aveva soggiornato e studiato dall’immediato dopoguerra, e tenne la sua prima personale (presentato da Italo Svevo) alla Galleria Michelazzi. Fu un anno importante, dunque, che, tra l’altro, vide anche la sua prima affermazione alla Biennale di Venezia – alla quale aveva già partecipato nel ’22, nel ’24 e nel ’26 – grazie soprattutto all’opera La Venere della scaletta, ancora ricca di suggestioni fiorentine e rinascimentali. Il monumentale nudo, circondato e parzialmente avvolto da morbidi drappi, è inserito in uno spazio architettonico più volte utilizzato come sfondo da Sbisà con poche modifiche: un interno spoglio di cui si vede solo uno scorcio con una rampa di scale illuminata da una finestra (Elisabetta e Maria e Ritratto femminile del 1926), che presenta anche molte analogie con gli interni conventuali dei dipinti di soggetto francescano del 1925. Ma è la prima volta che l’artista vi inserisce un nudo, tema trattato in precedenza solo nel dipinto Bethsabea, che troverà una variante molto simile nella Nuda al bagno sempre del 1928. Quanto a possibili riferimenti contemporanei, oltre a quelli classici (Tiziano in primo luogo), se si considera L’allieva di Sironi un modello per La disegnatrice di Sbisà, potrebbe esserci un collegamento anche fra La Venere della scaletta e il Nudo allo specchio di Sironi, esposto alla Biennale del ’24. Donata dall’autore al museo nel 1933, l’opera venne ad aggiungersi alla citata Disegnatrice acquistata nel 1930 nell’ambito di un’iniziativa di allargamento della raccolta anche ai giovani artisti della città.
Il Museo Revoltella possiede diverse altre opere di questo importante artista triestino, tra disegni (oltre una decina, tra studi preparatori per gli affreschi di Galleria Protti, 1937), dipinti ad olio ed opere di scultura (n. 8 teste in grès di recente acquisizione) e ceramica. Si citano qui le principali, tra cui: l’Autoritratto con la moglie Mirella, 1944, olio su tela, 42×34 cm, inv. 3613, la suddetta Disegnatrice, 1930, olio su tela, 94×72 cm, inv. 2147, in cui è raffigurata l’amica pittrice Felicita Frai, la Venere delle conchiglie [1933], olio su tela, 90×120 cm, inv. 4829, un paesaggio intitolato Pagliaio e concimaia, 1947, olio su tela, 65×70 cm, inv. 3382, un Ritratto di Marta Gruber [1943-45], olio su cartone telato, 37×30 cm, inv. 4959 ed ancora, concesso nella modalità del comodato d’uso dal 1971, il dipinto Il palombaro (Ritratto di Umberto Nordio), 1931, olio su tela, 112×92 cm, inv. C.d.U. 6., di proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia.

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