Questo dipinto fu acquistato nel 1881, pochi anni dopo la fondazione del museo (1872), con l’intermediazione dell’antiquario triestino Schollian. Rappresenta dunque una delle prime acquisizioni di una certa importanza. Nel 1840 l’opera si trovava già nella raccolta del barone triestino Salomone Parente, vicedirettore delle Assicurazioni Generali e presidente della Camera di Commercio, per il quale era stata verosimilmente dipinta.La tela raffigura un episodio della storia ebraica tratto dal Secondo libro dei Re dell’Antico Testamento, e precisamente l’ultimo “quadro” della vicenda di Gioas (2 Re 11, 19-20), figlio di Sibia e di Acazia, re di Giuda. Alla morte del padre, era riuscito a sfuggire, nascondendosi, alla strage di tutti i figli del re voluta dalla nonna Atalia, che regnò dal 841 al 835 a.C. All’età di sette anni Gioas fu unto Re di Giuda, mentre la nonna fu giustiziata. Hayez ha rappresentato proprio il momento in cui il sacerdote Ioiada, dopo aver incoronato Gioas all’interno della reggia ordina di uccidere Atalia. Gioas regnò fino al 796 a.C., quando fu ucciso in una congiura dei suoi servitori.Il dipinto che, anteriormente all’intervento di Donata Levi (1985), veniva datato al 1860 per la modernità e l’originalità compositiva, è caratterizzato da una messa in scena teatrale: le tipologie di personaggi, i costumi, le armi e gli oggetti sono fedelmente ripresi dalle raccolte documentarie di disegni e di stampe che circolavano a uso dei pittori di storia e degli scenografi teatrali.