Proveniente dalla galleria veneziana “Il Cavallino” di Carlo Cardazzo, il dipinto è entrato a far parte della collezione del museo nel 1955, grazie ad una cospicua donazione dell’Ufficio Zone di Confine della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’opera riveste un pregio particolare nella produzione di Morandi, in quanto è uno dei rarissimi paesaggi dipinti dall’artista nel 1944, durante il suo soggiorno a Grizzana, borgo collinare tra Bologna e Firenze. Eseguita dopo un lungo periodo di inattività dovuto alla guerra, questa tela gli fu ispirata da una tardiva nevicata, caduta nel marzo del 1944. Il pittore, però, non suggerì l’approssimarsi della primavera: dipinse una neve livida contro il grigio del cielo e del suolo, creando un effetto di una desolante solitudine, accentuata dalla totale assenza della figura umana e di edifici che ad essa rimandino.
Guardando ai grandi maestri del passato, come Giotto e Masaccio, e ai moderni Cézanne e Picasso, Morandi elaborò uno stile personale e lirico, che lo rese uno degli artisti più conosciuti e apprezzati della pittura italiana del ‘900.