Parodia, umorismo, satira nella cultura figurativa triestina tra Otto e primo Novecento

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Dal 2015-11-05 al 2016-01-06

TRIESTE SEMISERIA

Parodia, umorismo, satira nella cultura figurativa triestina tra Otto e primo Novecento

Museo Revoltella, 5 novembre 2015 – 6 gennaio 2016

Trieste Semiseria intende ripercorrere la storia e la cronaca triestina dagli anni Cinquanta dell’Ottocento al 1914, partendo da un punto di vista per così dire “eccentrico”, quello della parodia e della satira.

La mostra si propone di ridare vita ad un immenso materiale documentario in parte sommerso nelle biblioteche, negli archivi, nei musei, un patrimonio sconosciuto al grande pubblico e poco frequentato anche dagli studiosi: al centro il disegno umoristico satirico, con la sua retorica visiva, i suoi stereotipi, le sue potenzialità espressive.

Immergersi in “un mare di giornali” può consentire un inedito itinerario: sulle pagine delle riviste illustrate Trieste infatti si racconta e mette in scena, presentandosi come luogo della modernità, con i suoi tipi, i suoi rituali, i suoi spazi, ma lasciando anche trasparire quelle tensioni politiche, sociali, identitarie che rendono del tutto particolare il laboratorio triestino.

La prima sezione della mostra porta il visitatore a scoprire i tesori nascosti nella biblioteca del barone Revoltella: gli splendidi libri e album disegnati da Daumier, Grandville, Gavarni, Cham, ecc. , che assieme alle annate del “Punch” documentano della circolazione in una rete europea di questi modelli “forti” della caricatura e della satira straniera.

La seconda lo introduce invece idealmente negli spazi del “Caffè degli Specchi”, sollecitandolo a leggere, come il frequentatore ottocentesco, i giornali stranieri e cittadini. Sequenze ininterrotte di immagini documenteranno la straordinaria effervescenza dell’editoria triestina, mettendo in luce le successive stagioni della grafica umoristico satirica, nel suo continuo confronto con le testimonianze europee più aggiornate.

Una serie di isole espositive saranno dedicate alle prime riviste pubblicate dalla tipografia del Lloyd Austriaco, all’uso della satira come strumento politico da parte di Giuseppe Caprin, ai disegnatori de “La bora”. A conclusione, un confronto serrato tra vignette fortemente antislave, che già nella seconda metà del secolo fissano stereotipi destinati a durare a lungo, e la risposta della componente slovena, che non manca di rivendicare la propria autonomia culturale proprio attraverso il disegno umoristico.

L’ultima sezione della mostra è dedicata al Circolo artistico triestino e alla vivace stagione grafica precedente lo scoppio della guerra, segnata dalla comparsa de “La coda del diavolo” e del “Marameo”. La storia e le articolate attività del Circolo diventano infatti il contesto in cui non solo si sviluppa la prassi della stilizzazione caricaturale, efficacemente documentata dalle splendide caricature di Carlo Wostry, e un allenamento al ribaltamento parodistico, ma si consolidano rapporti e scambi, si aprono interessi proiettati in una prospettiva europea.

Il fenomeno delle feste e delle contro-mostre permette di ricostruire orientamenti culturali, che si intrecciano, non senza contraddizioni, alle sempre più accese contese politiche in corso. Così sulle pagine de “La coda del diavolo” e del “Marameo” accanto all’ironico e divertito sguardo sulla città, vista attraverso i suoi caffè, e sui suoi protagonisti, gli artisti intellettuali che sfilano nelle raffinate caricature di Cernivec, Petronio, de Finetti, ecc., vediamo affermarsi un ben più violento attacco al socialista Pittoni e agli sloveni, immancabilmente relegati alla loro maschera di ignoranti contadini.

La mostra è curata da Vanja Strukelj, storica dell'arte triestina, docente di storia della critica d'arte all'Università di Parma, esperta di storia della grafica e dell'illustrazione (le sue ricerche sono partite dall'indimenticabile mostra sul cartellonismo triestino “Dudovich & C.” ospitata nel 1977 alla Stazione Marittima, e, oltre all'approfondimento delle esperienze connesse al Liberty, hanno portato decisivi contributi anche alla conoscenza di fenomeni successivi come ad esempio il costruttivismo di confine) con la collaborazione del personale scientifico e tecnico del Museo Revoltella, dei Musei civici di storia ed arte e della Biblioteca civica “A. Hortis”. I materiali sono tutti provenienti dalle istituzioni civiche triestine.

L'allestimento, che si articola in diverse sezioni in parte ospitate nel palazzo baronale, dove sono state create strutture particolarmente “leggere” per integrarsi nelle sale arredate, e in parte al terzo piano della galleria d'arte moderna, è stato ideato da Gigetta Tamaro e Lorenzo Michelli.

 

INTERVENTI  ISTITUZIONALI  IN  CATALOGO

PREFAZIONE

Questa mostra, e ancor di più questo catalogo, segnano un risultato importante per la valorizzazione del patrimonio culturale triestino, perché permettono di fare scoprire alla città l'insostituibilità dell'azione compiuta da musei e biblioteche nella conservazione dei materiali ritenuti minori come i giornali, destinati a un'enorme diffusione ma a un altrettanto rapida sparizione dalla vita sociale. Ben vengano, dunque, queste iniziative, che mettono in rete studiosi e istituzioni attorno a progetti di ricerca utili a spiegare fenomeni storici attraverso questo tipo di materiali, e preludono a una fase ancor più importante, che è quella della digitalizzazione e della loro pubblicazione online, vero obiettivo della divulgazione culturale.

Va sottolineato, inoltre, quanto sia opportuno, oggi, riflettere sulla funzione della satira e di conseguenza sulla libertà di stampa. Episodi recenti ci hanno messo di fronte al pericolo di non poter più esercitare questo diritto e ce ne hanno fatto capire il valore. La nostra società ha bisogno di specchiarsi nell'interpretazione critica delle contraddizioni del potere e gli stessi protagonisti possono trarne vantaggio. Ma, come dimostra il vasto repertorio di immagini proposto in questo volume, la satira aiuta anche a entrare nello spirito del tempo passato, con un'immediatezza e una chiarezza che non sempre troviamo nei libri di storia. Il linguaggio semplice e popolare, l'uso della caricatura e di immagini anticonvenzionali funziona benissimo anche ai nostri giorni e ci fa partecipi di un tempo lontano forse più di una pagina scritta.

La Trieste dell'Ottocento come appare nei giornali satirici che si sono susseguiti dal '48 alla prima guerra mondiale ci è molto vicina, e, se i personaggi presi di mira sono figli di un'altra epoca e portatori di ideali per alcuni aspetti superati, molti scenari – basti pensare agli interni di caffè – sono immutati, e molti temi, soprattutto quelli di natura economica, restano tuttora centrali, se non scottanti.

Come sempre, la rilettura del passato è occasione di riflessione sul presente e ci aiuta a orientarci per il futuro. Nelle forme bizzarre e scanzonate dell'illustrazione satirica (che in città ha avuto validissimi interpreti, e non solo in epoca asburgica, ma anche per tutto il Novecento e fino ai giorni nostri, come abbiamo visto nella recentissima mostra di Ugo Guarino), questo esercizio ha anche aspetti molto piacevoli e ci permette di constatare una volta di più la vivacità culturale di questa città e l'importanza del suo patrimonio.

Paolo Tassinari

Assessore alla Cultura del Comune di Trieste

 

INTRODUZIONE

al catalogo della mostra “Trieste semiseria. Parodia, umorismo, satira nella cultura figurativa triestina tra Otto e primo Novecento.

Musei e biblioteche, a Trieste, riservano continue sorprese. Le loro vicende centenarie (o bi-centenarie se parliamo della Biblioteca civica “Hortis”) hanno permesso di raccogliere immensi patrimoni che solo in parte hanno potuto essere studiati e pubblicati. Grazie alle nuove tecnologie e alle risorse reperibili in rete, negli ultimi decenni si sono fatti non pochi passi avanti nella ricerca, ma rimane ancora molto da esplorare e divulgare. Questo volume, e la mostra che accompagna, nascono proprio dal desiderio di portare alla luce e di riunire i piccoli, straordinari, “tesori nascosti” delle biblioteche triestine, aprendo nuovi squarci sul passato della città e stimolando ulteriori ricerche e pubblicazioni.

Ancora una volta è la personalità del barone Pasquale Revoltella a condurci su nuovi percorsi d'indagine. La sua biblioteca, piccola ma concepita come un raffinato scrigno di legno, è forse il più affascinante ambiente della sua dimora-museo e, a chi ha la fortuna e la pazienza di sfogliare uno per uno i quasi duemila volumi che ospita negli alti scaffali, svela non solo i gusti e le curiosità di un grande protagonista della vita sociale e politica triestina di metà Ottocento, ma anche il vasto sistema di relazioni culturali di cui questa città così cruciale per l'Impero asburgico faceva parte.

Si deve a una studiosa triestina, Vanja Strukelj, docente di storia della critica d'arte all'Università di Parma ed esperta di storia della grafica e dell'illustrazione, l'individuazione di un significativo nucleo di album e riviste satiriche nella biblioteca del barone, a cui aveva già attinto materiale interessante per gli studi collegati alla recente mostra “Trieste e Suez. Storia e modernità nel 'Voyage en Egypte' di Pasquale Revoltella”. Una scoperta, ma, insieme, una conferma: come avrebbe potuto, un uomo così coinvolto in affari internazionali, così “di casa” a Parigi, e così “amantissimo delle arti”, non essere incuriosito dalla novità della satira politica illustrata da grandi artisti sulle pagine dei giornali francesi e inglesi?

E' stato inevitabile, a questo punto, allargare l'indagine dal Museo Revoltella ai Musei civici di storia ed arte, con la loro biblioteca, e naturalmente alle grandi biblioteche cittadine, dalla “Hortis” già citata alla Biblioteca Nazionale Slovena, sia per verificare quanto si è conservato di quella grande varietà di giornali italiani, francesi, tedeschi e inglesi che circolavano nelle case borghesi e nei più frequentati caffè di Trieste, come il famoso “Caffè degli Specchi” (ma anche nel frequentatissimo Circolo Artistico), sia per individuare e analizzare la produzione editoriale locale di stampa satirica, che è di tutto rispetto, per quantità e per qualità.

L'arco temporale considerato va dal 1848, data in cui esce il primo giornale illustrato triestino, “Il diavoletto”, alla vigilia della prima guerra mondiale, con le testate nate nel primo decennio (“La coda del diavolo”, “Marameo”) che segnano una nuova effervescente stagione dell'illustrazione umoristica triestina. La tematica è vastissima e rispecchia la complessa e mutevole situazione politica ed economica della città in una fase storica di sviluppo, ma anche di forti tensioni sociali.

Gli illustratori, mai studiati in gran parte, sono tra i maggiori talenti cittadini, e sebbene influenzati dalla grafica internazionale, si esprimono con un linguaggio autonomo, colto e originale, che permette loro di sintetizzare ed enfatizzare vizi, debolezze e misfatti degli esponenti del potere locale.

Il confronto coi più celebri Daumier, Cham e Gavarni visti negli album acquistati da Revoltella, di certo non li penalizza, anzi è evidente che la circolazione di modelli ha favorito, a livello locale, lo sviluppo di una produzione in linea con i più elevati standard parigini e londinesi.

Come auspica la curatrice Vanja Strukelj, sulla base di questa ricerca sarà opportuno aprire un confronto con gli storici e gli storici della letteratura, affinché si possa utilizzare appieno una fonte straordinaria, e forse sottovalutata, come la stampa illustrata.

Maria Masau Dan

Direttore del Museo Revoltella e dei Musei civici di storia ed Arte

Bianca Cuderi

Direttore della Biblioteca civica “A. Hortis”

 

 

 

 

 

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