Per il ciclo “cinema e pittura”, venerdì sera “Pollock”

Revoltella Estate 2010

Cinema e pittura

“POLLOCK” DI ED HARRIS

 

Nell’ambito delle attività di Revoltella Estate, prosegue la rassegna “art&cinema”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dalla Direzione del Museo Revoltella in collaborazione con La Cappella Underground.

 

Venerdì 6 agosto alle ore 20.30, nell’Auditorium del Museo, sarà affrontato il tema cinema e pittura con la proiezione del film biografico “Pollock” (USA 2000) di Ed Harrris. Con una sceneggiatura tratta dal libro “Jackson Pollock: An American Saga” di Steven Naifeh e Gregory White Smith, il film ripercorre la breve e tormentata vita di Jackson Pollock (1912-1956), il principale esponente della corrente dell’espressionismo astratto nota come “action painting”. Esordio nella regia dell’attore Ed Harris (“Apollo 13”, “The Truman Show”, “Appaloosa”), che coltivò il progetto per dieci anni anni, il film è stato presentato alla Mostra di Venezia nel 2000: Harris ne guadagnò una candidatura all’Oscar grazie alla sua potente immedesimazione nell’artista tutto genio e sregolatezza, mentre la statuetta dell’Academy fu assegnata come attrice non protagonista a Marcia Gay Harden, per il suo ruolo di Lee Krasner, moglie del pittore americano. Il film sarà presentato dal critico cinematografico Leonardo Gandini (Università di Modena e Reggio Emilia).

 

Il ciclo art&cinema, percorso di esplorazione delle interferenze e relazioni tra cinema e arti figurative, offrirà nei prossimi appuntamenti ulteriori occasioni di riflessione e di indagine con film lungometraggi biografici dedicati a importanti soggetti e personalità del mondo della pittura e della scultura: il calendario propone, nelle successive serate di venerdì, i film Klimt di Raoul Ruiz (13 agosto), Montparnasse 19 di Jacques Becker, dedicato a Modigliani (20 agosto), e Camille Claudel (1988) di Bruno Nuytten (27 agosto).

 

Nelle serate di Revoltella Estate 2010, fino al 5 settembre, il Museo rimane aperto ai visitatori ogni giovedì e venerdì fino alle ore 23.

 

Nell’agosto del 1949, la rivista “Life” uscì con un titolo a tutta pagina che sollevava il seguente interrogativo: “Jackson Pollock: è il più grande pittore vivente negli Stati Uniti?”. Una foto ritraeva Pollock davanti a uno dei suoi dipinti cinetici in una posa divenuta ormai famosa, con indosso una logora giacca di pelle nera e un paio di blue jeans e le braccia incrociate sul petto in un atteggiamento di sfida. Già molto noto nel mondo dell’arte a New York, il suo nome aveva guadagnato grande popolarità; Pollock era il primo pittore americano a diventare una “star” e il suo stile radicale e coraggioso ha continuato a cambiare il corso dell’arte moderna. Ma i tormenti che lo avevano assillato per tutta la vita – quegli stessi tormenti che probabilmente lo hanno inizialmente spinto a dipingere contribuendo a fargli sviscerare la sua originalissima arte – non accennavano ad abbandonarlo. Combattuto dai dubbi, impegnato in un solitario braccio di ferro tra la necessità di esprimere se stesso e il desiderio di escludere il mondo intero dalla sua opera, Pollock è sprofondato in una spirale senza ritorno che ha distrutto il suo matrimonio, la sua carriera e – una notte d’estate del 1956 solo apparentemente mite e tranquilla – la sua vita.

 

“Pollock” è diretto da Ed Harris, attore già vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar, qui al suo esordio registico oltre che protagonista e produttore. Il film, tratto dal libro “Jackson Pollock: An American Saga” scritto da Steven Naifeh e Gregory White Smith e vincitrice del premio Pulitzer, descrive la vita del pittore, le sue angosce e il suo particolarissimo rapporto con la moglie, ma lascia spazio anche alla pittura. Una pittura che rigenera nel gesto imperioso e vitale del dripping il macigno oscuro della depressione e dell’alcolismo. Il dripping: le famose sgocciolature che Pollock faceva colare sulla tela stesa a terra, attorno alla quale girava e si muoveva in una sorta di danza "come fanno gli Indiani dell’Ovest che lavorano sulla sabbia" (come lui stesso la definì). 

 

Harris ha sviluppato l’idea di un film su Pollock per quasi un decennio. “Nel corso di questi anni, non ho fatto altro che leggere, pensare e dedicarmi a Pollock”, racconta Harris, “e ho trascorso molto tempo a dipingere e a cercare di capire emotivamente cosa significa essere un pittore”. Per portare Pollock sullo schermo, Harris ha cercato di mostrarne tutti i risvolti del processo creativo, assolutamente rivoluzionario per i suoi tempi e sconcertante a detta di molti. Per riuscire nell’impresa, Harris ha cominciato a esplorare i materiali e le tecniche pittoriche all’inizio degli anni ’90. “Ho dipinto e disegnato di tanto in tanto da quando ho cominciato a impegnarmi nella realizzazione di questo film”, ricorda Harris. “Mi sono fatto costruire un piccolo studio con abbastanza spazio sul pavimento per lavorare su tele di notevoli dimensioni”.

“È ovviamente ridicolo pensare che io potessi mai essere in grado di dipingere come lui", continua Harris, “tuttavia, nel film, dovevo pur farlo. La parte più impegnativa consisteva nell’acquisire una sufficiente dimestichezza per dipingere secondo il suo stile… nell’impegnarmi ad essere io stesso un pittore e cercare di concentrare i miei sforzi nella creazione di una mia arte piuttosto che tentare di riprodurre quella di qualcun altro”.

 

L’attrice Marcia Gay Harden interpreta il ruolo di Lee Krasner, la moglie di Pollock, i cui sforzi nella promozione della carriera del marito hanno spesso ostacolato la sua stessa crescita come artista. Per questa sua interpretazione ha vinto il Premio Oscar per la Migliore Attrice Non Protagonista.

 

 

 

 

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