Psicanalisi e cultura a Trieste: vita e arte di frontiera. Giornata di studio

Sabato 24 aprile 2010

auditorium del Museo Revoltella, via Diaz 27, Trieste

PROGRAMMA

9.15 apertura dei lavori, presiede Paolo Fonda

9.30 Luisa Accati, La madre sconfinata

10.00 Rita Corsa, Guerra e follia nelle cartelle cliniche di Edoardo Weiss (Trieste 1919-1928)

10.30 pausa caffè

10.50 ripresa dei lavori, presiede Maria Tallandini

10.50 Simona Argentieri, Guerre di confine: l’agorafobia da Weiss ai nostri giorni

11.20 Marco La Scala, Oltre il confine

11.50 Discussione

13.00 Pausa pranzo

14.30 Ripresa dei lavori, presiede Franca Amione

14.30 Maria Masau Dan, Leonor Fini in arte

15.00 Giuliana Marin, Leonor Fini, suggestioni psicoanalitiche nell’arte

15.30 pausa caffè

15.45 ripresa dei lavori, presiede Ettore Jogan

15.45 Vlasta Polojaz, Vladimir Bartol, tra letteratura e psicoanalisi

16.15 Discussione

17.00 Conclusioni, Ettore Jogan

Comitato organizzatore: Simona Argentieri, Franca Amione, Rita Corsa, Ambra Cusin, Paolo Fonda, Ettore Jogan, Maria Masau Dan, Giuliana Marin e Vlasta Polojaz

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schede

 

Edoardo Weiss (Trieste, 1889Chicago, 1948) è stato uno psicoanalista italiano.

Membro effettivo, già dal 1913, della Società Psicoanalitica di Vienna e della Associazione psicoanalitica internazionale (IPA), si laureò in Medicina a Vienna nel 1914. Ufficiale medico nell’esercito Austro-Ungarico durante la Prima guerra mondiale, tornò nel 1919 in Italia; iniziò ad esercitare la professione di psichiatra e di psicoanalista, prima a Trieste e poi a Roma. Ebbe un ruolo pionieristico nella diffusione della psicoanalisi in Italia.

Nel 1932 fondò sia la prima Società Psicoanalitica Italiana ufficiale, per la quale ottenne il riconoscimento formale dell’IPA (International Psychoanalytical Association) nel 1935, che la "Rivista italiana di Psicoanalisi". I suoi scritti apparvero sull’"Archivio generale di neurologia, psichiatria e psicoanalisi" e, tra il 1932 e il 1934, sulla stessa "Rivista italiana di psicoanalisi".

Le leggi razziali lo costrinsero nel 1939 a trasferirsi negli Stati Uniti, prima a Topeka (dove lavorò presso la celebre Meninger Clinic) e poi (1940) a Chicago. Lì, dal 1942, divenne didatta del Chicago Institute of Psychoanalysis.

Tra i suoi interessi scientifici, si occupò in particolare di alcuni aspetti della metapsicologia; a livello clinico, si interessò di psicosomatica (in collaborazione con Franz Alexander) e della comprensione dell’agorafobia da un punto di vista psicodinamico.

Edoardo Weiss fu l’analista del poeta Umberto Saba.

 

 

Vladimir Bartol (Trieste, 24 febbraio 1903Lubiana, 12 settembre 1967) è stato uno scrittore sloveno. La sua opera più importante è il romanzo Alamut, pubblicato nel 1938 che, tradotto in ben 18 lingue, è probabilmente la più nota opera letteraria della letteratura slovena nel mondo.

Biografia

Bartol nacque il 24 febbraio del 1903 nel villaggio di San Giovanni, oggi un quartiere della citta di Trieste che allora faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico -, terzo dei sette figli dell’impiegato postale Gregor Bartol, e dell’insegnante e scrittrice Marica Bartol-Nadlišek. I genitori vollero dare ai figli un’educazione caratterizzata da una mentalità molto aperta per l’epoca. La madre introdusse Vladimir alla pittura, il padre alla biologia. Nelle sue novelle autobiografiche descrisse sé stesso come un bimbo molto sensibile e un po’ strano con una vita fantastica molto ricca. Si interessò di molte materie quali la biologia, la filosofia, la psicologia, l’arte e, naturalmente, il teatro e la letteratura. Come scienziato collezionava e studiava le farfalle.

Vladimir Bartol iniziò la sua formazione elementare e secondaria a Trieste e la concluse a Ljubljana, dove si iscrisse all’Università per studiare biologia e filosofia. Dedicò particolare attenzione al lavoro di Sigmund Freud. Si laureò in psicologia nel 1925 e all’Università della Sorbona a Parigi (19261927) continuò i suoi studi per i quali ottenne una borsa di studio. Nel 1928 servì l’esercito a Petrovaradin (ora una città della Serbia).Dal 1933 al 1934 visse a Belgrado, dove pubblicò il "Settimanale Sloveno di Belgrado". Quindì rientrò a Lubiana dove visse come scrittore freelance sino al 1941. Durante la Seconda guerra mondiale aderì al movimento partigiano sloveno. Dopo la guerra si trasferì a Trieste, sua città natale, dove visse per un decennio, dal 1946 al 1956. In seguito venne eletto membro associato della Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti (SAZU), tornò a Lubiana e continuò a lavorare per la SAZU sino alla morte avvenuta il 12 settembre 1967.

Alamut

L’interesse nei confronti di Alamut è notevolmente aumentato in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 – non casualmente la traduzione inglese è giunta solo nel 2004. La cosa si spiegherebbe con il parallelismo tra le figure dei fedayn ismailiti di cui tratta Bartol e quelle dei cosiddetti attentatori suicidi odierni.
Va detto peraltro che le sovrabbondanti speculazioni filosofiche di Bartol nel corso del romanzo sembrano – ed è logico che lo siano – più rivolte ad analizzare i meccanismi con cui un capo politico riesce ad ottenere l’obbedienza più cieca dai propri subordinati. La lettura più aderente al tempo in cui venne scritto il romanzo sarebbe quindi quella di un’analisi spietata dei meccanismi di consenso ai regimi dittatoriali di cui Bartol fu testimone, ovvero del nazismo e del fascismo degli anni trenta. Peraltro diversi passaggi del libro e molte considerazioni di tipo filosofico farebbero intendere che la religione sarebbe un pretesto come un altro per conseguire scopi politici.

Bibliografia

Alamut l’opera più nota di Vladimir Bartol è stata tradotta in lingua italiana da Arnaldo Bressan, ed è stata pubblicata dapprima da Editoriale stampa triestina, Trieste. 1989. ISBN 8871740017. Una seconda edizione da Rizzoli, Milano. 1993. (Superbur ; 146) ISBN 88-17-11446-4. Il romanzo è stato inoltre tradotto in ceco nel (1946), in serbo (1954), in francese (1988), in spagnolo (1989), in italiano (1989), in tedesco (1992), in turco, in fārsi (1995), in arabo, in greco, in coreano e in altre lingue. Una traduzione in inglese è stata pubblicata nel 2004 per Scala House Press a Seattle, USA, ISBN 0-9720287-3-0. Nel 2003 è stato tradotto in ebraico e in ungherese.

La cantata del nodo inesplicabile. In Trieste, ventisette racconti. Trieste, Editoriale FVG, 2004.Ed. speciale per Il Piccolo.

Lopez (1932, commedia)

Al Araf (1935, antologia di racconti)

Tržaške humoreske (1957, antologia di racconti sull’infanzia a Trieste)

Don Lorenzo (1985)

Mladost pri Svetem Ivanu (2001, un’autobiografia)

 

 

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