rassegna stampa: il barone Revoltella oggi su “Il Piccolo”

“Il Piccolo”, 14 agosto 2010

Trentacinque ospiti in casa del barone al Revoltella

 

Un bisbigliare lieve, educato, che si mescola al gorgoglìo dell’acqua nella conchiglia di marmo della fontana, ai piedi dello scalone elicoidale col passamano di velluto rosso che porta ai piani superiori. Saluti, sorrisi, scambi di battute, abiti lunghi, corti, a fiori, in tinta unita, T-shirt, jeans, sguardi maschili e femminili. Sono in attesa di essere accolti dal barone. Sono gli spettatori, trentacinque ad ogni replica, dello spettacolo itinerante «Un caffè con il barone Revoltella», con Lorenzo Acquaviva e Ivan Zerbinati, per la regia di Davide Del Degan. La performance si svolgerà al Museo Revoltella ancora stasera e poi il 26, 27 e 28 agosto, alle ore 21 (prenotazione al numero   040/6754350 o, via mail, all’indirizzo revoltella@comune.trieste.it, il costo del biglietto è 10 euro).
Pasquale Revoltella scende lungo lo scalone, a dare il benvenuto. E fra gli ospiti d’oggi si insinua un altro personaggio in abiti ottocenteschi, l’amico Pietro, che lo pungolerà con la schiettezza del suo conversare dolce e pacato, per lumeggiare ai presenti la personalità del barone. Ivan Zerbinati, autore del canovaccio teatrale, tratto da un testo di Fabio Amodeo, gli dà il sorriso accattivante e l’anima del libero pensatore, che si ammicca gli ospiti ma rende più volte suscettibile Revoltella. A cui Lorenzo Acquaviva offre un nobiliare contegno e la tensione interiore dei suoi progetti imprenditoriali sullo scenario politico del tempo.
«Unire il mondo, il lontano Oriente e l’Europa» era la grande intuizione di Pasquale Revoltella, concentrato sul mare, i traffici, le navi, sull’ambiziosa partecipazione alla costruzione del canale di Suez, persuaso com’era che quel varco tra il Mediterraneo e il Mar Rosso non poteva che giovare alle linee marittime e dare ricchezza a Vienna. Ma l’Impero Asburgico non comprese l’importanza del mare a Trieste. Gli spettatori salgono nel salotto verde o nella sala dei pranzi di gala, tutta stucchi bianchi e rifiniture dorate, come i tessuti damascati delle sedie, e infine nella sala da ballo.
Pasticcini e tazzine di caffè sono un ulteriore segno di ospitalità per chiudere l’insolita e applaudita lezione di storia.
Maria Cristina Vilardo

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