Scultura triestina del ‘900. Ruggero Rovan, l’atelier di uno scultore. Temi e confronti

A cura di Maria Masau Dan e Barbara Coslovich

Dal 2010-08-13 al 2011-02-28

Le collezioni del Museo Revoltella in mostra

>La scultura triestina del ‘900. Temi e confronti

>Ruggero Rovan (1877-1965), l’atelier di uno scultore

Galleria del terzo piano

 

Continuando la ricognizione delle ricche collezioni del Museo Revoltella, iniziata negli anni Novanta e scandita da diverse mostre e pubblicazioni, tra cui il catalogo generale del 2004 (per citare solo le ultime, nel 2005 il Lascito Kurlaender e, nel 2006, la Donazione Gruber Benco), quest’anno si è deciso di dedicare maggiore spazio alla scultura, a cui, dopo la grande mostra di Mascherini del 2007, il museo ha posto una particolare attenzione, sviluppando nell’ultimo biennio un’intensa attività di studio e di restauro. Infatti è ormai terminata la catalogazione di tutte le sculture possedute dal museo (oltre 400, con pezzi di autori celebri come Canova, Bartolini, Canonica, Bistolfi, Manzù, Pomodoro, ecc.) e il prossimo anno uscirà sia in volume che in formato digitale, consultabile sul sito del museo. Oltre il 70% delle sculture sono state sottoposte a puliture e restauri, in particolare quelle del fondo Rovan, e dunque è parso opportuno organizzare un’esposizione in cui finalmente sia possibile vedere materiali di alta qualità che, purtroppo, per ragioni di spazio, sono quasi sempre custoditi nei depositi.

La presenza di un nucleo così importante come quello costituito dal fondo Rovan, pervenuto al museo subito dopo la morte dello scultore, ha permesso di raccontare in tutti i suoi aspetti principali la vicenda emblematica di un artista che ha percorso tutte le tappe che hanno caratterizzato le biografie degli artisti giuliani nati nell’ultimo quarto dell’Ottocento, passati inevitabilmente per Monaco e Roma, presenti alle Biennali di Venezia e alle Sindacali triestine, condizionati certamente dalla svolta storica e culturale del 1918. E penalizzati dal trovarsi improvvisamente a vivere in un territorio periferico dopo avere pensato per tanto tempo in chiave europea.

La grande mole di opere disponibili ha ispirato un allestimento che vorrebbe ricordare l’atmosfera dell’atelier dello scultore, dove l’affollamento di gessi, di copie, di bozzetti, rende l’esposizione molto più viva e realistica, esercitando una suggestione simile a quella che provava chi aveva la fortuna di frequentare gli studi degli artisti, col loro disordine, con quell’aspetto sempre a metà tra l’officina e un luogo di meditazione. Gli studi avevano di solito un arredamento povero, fatto di legno grezzo, scaffali costruiti alla buona, trespoli sempre sporchi di gesso e colore. In qualche modo anche questa mostra vorrebbe ricordare quel tipo di ambienti. La fortuna di avere anche l’archivio dell’artista permette inoltre di esporre un gran numero di disegni, ritagli stampa, lettere, appunti, ecc. che aggiungono altri particolari della sua storia, ma anche della storia di altri artisti e, in generale, dell’arte triestina.

E’ parso interessante, nel passare in rassegna le opere da selezionare e ordinare, confrontare Rovan con gli artisti contemporanei, Marin, Selva, Mascherini, Canciani, Mayer, Ratmann, Ceconi, di cui il museo possiede opere di grande interesse, alcune delle quali trattano gli stessi temi di Rovan, le etàdella vita (l’infanzia, la vecchiaia), la bellezza femminile, il ritratto degli artisti, la figura e il movimento. Così si è creato un piccolo percorso espositivo a margine che accoppia i diversi artisti con Ruggero Rovan e ne mette in risalto efficacemente le peculiarità, evidenziando le differenze stilistiche e tecniche.

La mostra è stata realizzata da: Maria Masau Dan e Barbara Coslovich, con la collaborazione di Serena Paganini e di Federica Moscolin. Restauri di Antonella Schiattino.

 

Qualche cenno sulle sculture esposte.

 

Ruggero Rovan è morto nel 1965 e tutte le opere d’arte e i documenti contenuti nel suo studio sono stati depositati al Museo Revoltella. Buona parte della raccolta è stata studiata e valorizzata in diverse occasioni espositive e figura in permanenza nelle sale della galleria d’arte moderna. Ma non è mai stato possibile esporre il materiale nella sua integrità. Questa esposizione offre dunque ai visitatori la visione completa dell’eredità di Ruggero Rovan.

Le opere sono state ordinate secondo i seguenti criteri: s’inizia con la serie degli autoritratti, eseguiti principalmente nel periodo giovanile, quando Rovan era studente a Monaco e a Roma e risentiva dei modelli accademici. Si tratta di opere in gesso, pietra e bronzo, tecniche che si trovano rappresentate anche nelle sezioni seguenti.

Si prosegue con i lavori degli esordi, datati tra il 1896 e il 1905. Sul trespolo si trova una delle sue prime opere, il Ritratto del pittore Arturo Fittke, datata 1896, a cui lo legava una profonda amicizia documentata anche da un epistolario. Nello stesso gruppo vediamo numerosi ritratti che costituiscono il soggetto a cui si dedica con maggiore impegno durante gli studi e alcune figure di bambini, genere che tratterà per tutta la vita. Si fanno notare in questa fase soprattutto La pensosa del 1903, che apre la serie dei ritratti femminili intensi ed espressivi, che saranno alla base del consenso della critica nei suoi confronti.

Nel vano attiguo sono collocate le opere eseguite attorno al 1910, anno piuttosto felice per l’affermazione di Rovan. Spicca in particolare il Sorriso, marmo policromo dotato di un ricco basamento, che fu premiato con la medaglia d’oro alla Prima Esposizione Provinciale di Capodistria. Qualche anno prima aveva eseguito Fiore d’ombra, originale busto femminile in cui sperimenta delle patine colorate. Dello stesso periodo sono i due lavori di maggiori dimensioni ispirati a diversi aspetti della femminilità, la dolcezza nella Maternità e la sensualità nella Natura.

Sul tema del nudo Rovan si esercita costantemente, affascinato come tanti contemporanei dal modello di Rodin; lo possiamo osservare nei disegni e nei bozzetti collocati nello scaffale accostato alla balaustra.

I ritratti maschili esposti al centro della sala raffigurano grandi personalità del mondo culturale triestino del primo novecento: Italo Svevo, Scipio Slataper e il pittore Vittorio Bolaffio del quale Rovan fu grande amico, come dimostrano i reciproci ritratti. Anche la scultura a figura intera l’Homo solus è in realtà il ritratto dello sfortunato Vittorio Bolaffio.

L’ultima parte è occupata da un grande scaffale in cui sono ospitati, come verosimilmente nel suo studio, i modelli in gesso, le teste eseguite per esercitazione e le copie di opere vendute. Ci sono inoltre i bozzetti per il Concorso per il Monumento al Duca d’Aosta (1933), il grande nudo intitolato Eva e due delle sue opere più importanti, il ritratto di Virgilio Roncatti e Ingenua, entrambi del 1928, che furono esposti alle mostre sindacali triestine.

 

L’archivio di Ruggero Rovan.

 

Assieme alle sculture, nel 1965 al Museo Revoltella è stato depositato anche l’archivio personale di Ruggero Rovan, costituito da migliaia di documenti: disegni, schizzi, manoscritti, fotografie, ritagli stampa e altri stampati. In quest’occasione si è ritenuto importante selezionare ed esporre una serie di documenti di particolare interesse che concorrono a dare un quadro completo della personalità e dell’attività dell’artista.

 

Tavolo n.1

Vi troviamo i documenti del periodo giovanile durante il quale Rovan studiò a Monaco e a Roma. Parte delle carte si riferisce all’amicizia tra Rovan e altri artisti triestini dell’epoca, testimoniate dalle riproduzioni dei ritratti che egli dedicò loro. Tra questi, in basso a sinistra il ritratto di Argio Orell e poco distante quello di Piero Lucano, che contraccambiò con l’olio appeso nel vano d’ingresso dipinto curiosamente con una gamma di colori ridotta al bianco e nero. Sia nella vetrina che alla parete vediamo esposti preziosi schizzi e disegni giovanili. Grazie alle fotografie conosciamo le prime opere importanti come In sé e il Bacio, purtroppo perdute.

 

Tavolo n.2

I documenti si riferiscono all’attività di Rovan degli anni intorno al 1910. Ci sono preziosi articoli riguardanti la Prima Esposizione Provinciale di Capodistria, la prima mostra personale di Rovan realizzata nel 1913 insieme al pittore Vito Timmel, alcuni disegni di particolare valore. In questa fase Rovan si esercita in particolare sul volto femminile, sul nudo e sul ritratto.

 

Tavolo n.3

Negli anni venti e trenta Rovan ha stretti rapporti con il mondo dei letterati triestini, tra i quali va citato soprattutto Giani Stuparich con cui ha un lungo sodalizio (documentato dalle foto che li ritrae assieme ancora negli anni quaranta), mentre con Italo Svevo il rapporto fu interrotto dalla morte dello scrittore (1928). In quegli anni l’attività di Rovan si spinge anche nella dimensione nazionale con la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1920. Dalla fine degli anni venti è presente a quasi tutte le mostre sindacali triestine allestite nel Padiglione del Giardino Pubblico.

 

Tavolo n.4

Nella lunga carriera di Rovan ci sono state poche mostre personali (1913, 1947, 1956, 1961), tre delle quali realizzate solo nell’ultima parte della sua vita. Probabilmente si deve a questo la scarsa notorietà dell’artista al quale la critica ha invece sempre riconosciuto un notevole talento. In questa vetrina sono raccolti i documenti dell’attività svolta specialmente nel dopoguerra. Particolarmente utile per la ricostruzione della sua carriera l’elenco delle opere stilato dall’artista.

 

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