Trash-à-porter.

Affascinata dalla magica atmosfera del Carnevale di Venezia, Marisa Squarcialupi, una vivace signora padovana dotata di grande fantasia, vi partecipa da quasi vent’anni indossando costumi di sua creazione realizzati esclusivamente con materiali di recupero.
La forma scelta è classica e immutabile: un ampio mantello di velluto, seta o lana (ma in qualche caso è stata usata anche rete di plastica) a cui vengono applicate decorazioni ricavate dai più diversi oggetti e materiali: sacchetti di plastica, bottiglie d’acqua minerale, ritagli di stoffe, pelle, bottoni, carta argentata.
L’esecuzione è perfetta, da alta sartoria, e rende questi singolarissimi capi d’abbigliamento dei veri capolavori d’artigianato, in cui la materia povera davvero si trasforma completamente, fino a diventare irriconoscibile, magica.
CiÚ che caratterizza, inoltre, questi sontuosa e coloratissima galleria di costumi, è, la varietà dei copricapi, anch’essi estremamente fantasiosi, bizzarri, complicati, sempre, comunque perfettamente intonati al tema e alle tinte dell’abito corrispondente.
Marisa Squarcialupi s’ispira alla natura (foglie, farfalle, fondo marino) oppure a temi antichi, come la tentazione di Eva, ma il più delle volte produce composizioni astratte, in cui risaltano soprattutto gli accordi cromatici e gli effetti luminosi, qualsiasi sia il materiale usato.
Da quasi vent’anni lei stessa sfoggia i suoi costumi ai Carnevali veneziani, suscitando generale ammirazione e meraviglia. Ogni anno rimane parecchi giorni a Venezia e porta con sé almeno quattro o cinque pezzi della sua collezione per cambiare immagine tutti i giorni.
Ma la sua vera passione è realizzare queste cose, una specie di gioco di cui non puÚ proprio fare a meno, tanto che nelle pause tra un Carnevale e l’altro non smette mai questo suo certosino lavoro, realizzando arazzi e collages. Cose meno appariscenti degli abiti ma ricche di significato: “Gli autunni e gli inverni di una vita”, ad esempio, è da leggersi come un viaggio attraverso gli anni, rappresentati da foglie ricavate da ritagli di suoi abiti e cappotti. Il ludico assemblaggio di scarti, che caratterizza i suoi costumi carnascialeschi, si fa qui riflessione sul vissuto personale, dove ogni singolo frammento di tessuto rinnova il ricordo di momenti passati, di emozioni e di profumi che non andranno più perduti.
Se il termine “riciclare” puÚ aver assunto oggi il significato di imperativo morale, filosofia di vita, talvolta business, Marisa Squarcialupi lo ha trasformato in un modo per esprimersi artisticamente, facendo rivivere in forme nuove ciÚ che era destinato al disuso.
I suoi costumi, esposti in museo, diventano perÚ anche un’ occasione per riflettere sull’importanza del riutilizzo intelligente di ciÚ che è già stato prodotto, come espressione del rispetto per l’ambiente e per il lavoro umano.

Maria Luisa Squarcialupi, nata a Pola da padre toscano e da madre friulana, da più di trent’anni risiede a Padova.
I suoi primi lavori sono stati esposti nell’anno 1976 a Milano, nella Sala della Balla del Castello Sforzesco, nell’ambito di una mostra patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano ed avente per titolo “Duecento anni di lavori femminili ñ Storia di una famiglia”.
La mostra, che si fondava unicamente su lavori ed oggetti eseguiti dalle donne della famiglia materna, ha avuto un successo internazionale.
La sua arte è stata posta in risalto da numerosi articoli su giornali e riviste e su di lei, citata come “Regina del Carnevale di Venezia”, la RAI 1 ha mandato in onda un servizio su “Cronache Italiane” del 27 febbraio 1992.
Ha partecipato con alcuni suoi mantelli alle Mostre “Hello again! A New Weve of Recycled Art and Design” tenutesi dal 15 febbraio al 27 luglio 1997 presso il museo di Oakland (San Francisco) ñ California e dal 24 settembre al 14 novembre 1997 al Los Angeles Municipal Art Gallery di Los Angeles ñ California.
Durante il Carnevale di Venezia nel 1996, fermata dal regista Franco Zeffirelli, ha ricevuto i complimenti eseguito con le cravatte ed un biglietto con la scritta “A Maria Luisa, pazza meravigliosa!”

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