Tre capolavori dalla GAM di Genova fino al 30 marzo

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Dal 2008-01-15 al 2008-03-30

Ancora per pochi giorni in mostra a Trieste tre capolavori della GAM di Genova

 

Due gallerie d’arte moderna che hanno molto in comune, il Revoltella e la Galleria d’arte moderna di Genova, che, nelle sue suggestive sedi di Nervi, rappresenta ad altissimo livello l’arte italiana e internazionale dell’Ottocento e del Novecento ma anche la produzione ligure degli ultimi due secoli.

Da qualche mese sono esposte a Genova – nelle due mostre realizzate sotto il titolo “Garibaldi. Il mito” –  quattro opere di proprietà del Museo Revoltella: “Il giorno sveglia la notte” di Gaetano Previati (1909) e “Scherzo” (1909) di Franz von Stuck si possono vedere nella mostra “Da Rodin a D’Annunzio: un monumento ai Mille per Quarto” aperta al Museo di Nervi e “Garibaldi ferito ad Aspromonte” assieme al “Ritorno del marinaio” di Gerolamo Induno compaiono nella rassegna “Da Lega a Guttuso” che ha sede a Palazzo Ducale. Queste mostre resteranno aperte fino al 24 marzo. In cambio degli importanti prestiti concessi dal Museo Revoltella, la Galleria di Genova, diretta da Maria Flora Giubilei, manifestando una grande disponibilità, ha inviato a Trieste tre suoi capolavori: Madonna Verona di Angelo Dall’Oca Bianca, del 1892, il Ritratto di Giulia Lavaggi Centurione Scotto di Franz von Lenbach, del 1884, e I corsari – I pirati del mare, del 1908, di Plinio Nomellini.

Le opere sono state esposte al quarto e quinto piano della galleria d’arte moderna del Revoltella, nelle sale in cui sono già presenti opere strettamente collegate per epoca e stile.

 

Schede delle opere in prestito dalla GAM di Genova

 

Angelo Dall’Oca Bianca

(Verona 1858-1942)

Madonna Verona, 1892

Olio su tela

Acquistato per lire 5.000 alla Mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Genova del 1892

 

Nato a Verona il 31 marzo del 1858, Dall’Oca Bianca appartiene alla generazione di Ettore Tito, Alessandro Milesi e Pietro Fragiacomo. Studia prima a Verona e poi a Venezia dove si appassiona alla pittura dell’amico e maestro Giacomo Favretto. Artista molto apprezzato dal pubblico del tempo, specie per alcuni quadri aneddotici, presente alle prime Biennali veneziane, si rivela pittore rappresentativo della storia morale e civile di quella amata Verona tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Fu proprio questo profondo legame con la città che lo impegnò nella difesa della integrità architettonica del tessuto urbano; la stessa Piazza delle Erbe, di cui esiste la descrizione pittorica nel celebre dipinto omonimo, ne è un esempio. Il dipinto qui esposto mostra la fontana della Madonna Verona che prende il nome dalla statua romana che la sormonta, si tratta del monumento più antico della Piazza delle Erbe. Dall’Oca Bianca descrive con vigorosi impasti cromatici lo scorcio cittadino e le annotazioni di costume. Renato Simoni ne descrive la scena: «Madonna Verona cui, nel vocio luminoso del mattino, i campi gli orti e i frutteti e i giardini e i pascoli mandano ogni giorno i prodotti della fatica rustica, le primizie e le opulenze della terra, dorate e imporporate dal sole e roride di rugiada, è anche la dea della nostra malinconia. Una malinconia che è spesso ricerca dell’eterno nelle vite e nelle cose periture. Nei quadri di Dall’Oca Bianca […] le case, le strade assolate, le piazze querule e le viuzze tacite, confidano a chi sa intendere la sua poesia. V’è lo strepitio policromo della realtà quotidiana […], v’è l’altero inno dei monumenti secolari, v’è il ploro delle cose consuete.». Dall’Oca Bianca restituisce non solo l’amore per i luoghi della sua città ma anche la freschezza della sua gente.

 

Franz von Lenbach

(Schrobenhausen 1863 – Monaco di Baviera 1904)

Ritratto di Giulia Lavaggi Centurione Scotto, 1884

Olio su tela

Donato il 20 maggio 1937 dal senatore marchese Carlo Centurione Scotto, roma

 

Giulia Lavaggi, moglie del senatore Carlo Centurione Scotto, è ritratta di spalle, con il capo rivolto verso l’osservatore. Dall’espressione degli occhi e dalla bocca, leggermente aperta, la nobildonna sembra essere stata colta di sorpresa.

L’opera – collocata vicino al grande ritratto di G. Grosso – è caratterizzata da un forte contrasto chiaroscurale: la figura è immersa nei toni cupi dello sfondo mentre la luce colpisce il volto, parte della schiena e l’avambraccio. L’abito scuro è ravvivato  solo dai profili dello scollo e dalla manica. E’ possibile che per eseguire il ritratto l’artista si sia avvalso di un riferimento fotografico, pratica abituale di molti pittori tra Ottocento e Novecento e documentata per altre sue opere.

Von Lenbach fu un ritrattista rinomato e molto richiesto, attivo prima a Vienna e a partire dal 1876, a Monaco di Baviera, dove ritrasse personaggi importanti come Otto Fürst Bismarck e l’imperatore di Germania e re di Prussia Gugliemo I Hohenzollern, ma anche rappresentanti dell’alta società dell’epoca. A Monaco fondò una scuola di pittura e fu modello di riferimento di tanti pittori triestini, da Umberto Veruda a Giovanni Zangrando.

 

Plinio Nomellini

(Livorno 1866 – Firenze, 1943)

I corsari – I pirati del mare, 1908

Olio su tela e su tavola

Premio assegnato al Comune di Genova nell’estrazione annuale della Mostra della Società di Belle Arti del 1910

 

L’opera (al centro) si caratterizza per un impianto ampio  e un’impaginazione di gusto arcaico, paragonabile ad una sorta di pala con predella, oltre che per una notevole qualità espressiva. Segna il culmine del simbolismo eroicizzante che pervade la produzione di Nomellini in quella che potremmo definire la sua “seconda fase simbolista”, che appare eccentrica, soprattutto dal punto di vista tecnico, rispetto alla versione che i protagonisti di quel movimento, e tra loro lo stesso pittore livornese, avevano reso negli anni precedenti.

Di formazione macchiaiola, Plinio Nomellini ebbe un contatto molto stretto con la città di Genova, da dove proviene l’opera qui esposta. Arrivò nel 1890 e la sua presenza nel contesto artistico locale fu determinante per lo svecchiamento della pittura ligure, ancora molto arroccata sugli esiti del postimpressionismo, grazie ai contatti che egli intrattenne con gli ambienti artistici milanesi.

Luce, colore e trasfigurazione mitica in uno spazio naturale aperto e apparentemente infinito sono anche i caratteri peculiari del dipinto del Museo Revoltella (La primula, 1925) in cui forse l’artista ritrasse una delle figlie in età adolescente, Laura, sul balcone di una casa al mare, magari a Quercianella, in provincia di Livorno, dove la famiglia Nomellini trascorse i periodi estivi tra il 1924 e il 1926.

 

 

 

 

 

 

 

 

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