Venerdì 25 agosto: RENZO DE FELICE A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA

Comune di Trieste – Assessorato alla cultura

venerdì 25 agosto 2006 ORE 18
Auditorium del Museo Revoltella, via Diaz 27

Programma

Ore 18
Presenta Massimo Greco, assessore alla cultura del Comune di Trieste
Interventi Giuseppe Parlato, docente di storia contemporanea all’Università San Pio V di Roma
Pasquale Chessa, giornalista, storico e docente all’Università La Sapienza di Roma

Ore 19 dibattito

* * * * *

A Giuseppe Parlato e Pasquale Chessa compito di grande impegno: rievocare ed esaminare le linee essenziali del lavoro storiografico di Renzo De Felice, una delle presenze più autorevoli, anticonformiste, discusse dell’’intelligenza nazionale negli ultimi trent’anni.
Giuseppe Parlato è allievo e continuatore di De Felice, ordinario nell’Università San Pio V di Roma, direttore della Fondazione Ugo Spirito, a sua volte importante storico del fascismo: in particolare ricordiamo “La sinistra fascista” edito dal Mulino. Di Pasquale Chessa noto giornalista e autore di saggi sulla storia del è900, fece molto discutere il suo libro “Rosso e nero” edito da Baldini & Castoldi, frutto di una intervista a De Felice dal carattere piuttosto provocatorio, in cui lo storico toccava i nervi scoperti, ancora cinquant’anni dopo, di un passato che non passa, parlando della guerra civile, dell’8 settembre, dell’antifascismo.
Scrive Chessa:
“La monumentale opera di Renzo De Felice su Benito Mussolini e sul fascismo (almeno quindicimila pagine) è più nota che letta, più discussa che capita. Anche dagli storici di professione. Periodicamente processata per ragioni politiche, ideologicamente messa sotto accusa, raramente difesa con argomentazioni storiche. Una vulgata storiografica, politicamente aggressiva, culturalmente organizzata, giornalisticamente invasiva, ha cercato, nel corso di quasi trent’anni, di ridurre l’opera di De Felice a un unico punto di vista: la riabilitazione del fascismo. Il dibattito sul passato fascista (che tutto deve all’opera di De Felice, come ammettono anche i suoi critici più avveduti) si è così pian piano spostato dall’ambito storico al terreno politico, cioé dalla sostanza dei fatti alla forma delle opinioni.”

Renzo De Felice nasce a Rieti l’8 aprile 1929. Si laurea con Federico Chabod e, nel 1955-1956, è borsista dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, fondato da Benedetto Croce, e del quale Chabod è stato il primo direttore.
Delio Cantimori, con cui De Felice entra in contatto durante la preparazione della tesi di laurea, lo indirizza verso gli studi di storia moderna. Appartengono a questa fase i suoi primi lavori, “Note e ricerche sugli “illuminati” e il misticismo rivoluzionario (1789-1800)”, Roma 1960; “La vendita dei beni nazionali nella repubblica romana. 1798-1799”, Roma 1960; “Italia giacobina”, Napoli 1965; la cura di “I giornali giacobini italiani”, Milano 1962 e, con Cantimori, del secondo volume di “Giacobini italiani”, apparso nella collana “Scrittori d’Italia”, edita da Laterza nel 1964.
Iscritto al PCI, nel 1956 è tra i firmatari del celebre Manifesto dei 101, sottoscritto da intellettuali che esprimono dissenso nei confronti del sostegno offerto dal partito all’invasione sovietica dell’Ungheria. Abbandona il PCI, in compagnia della maggior parte dei firmatari, tra i quali è anche Cantimori.
Su impulso della presidenza dell’Unione delle comunità israelitiche italiane, si accosta allo studio degli ebrei durante la dittatura fascista. Nasce così il volume Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, pubblicato nel 1961 da Einaudi. Da questa ricerca sugli ebrei italiani nasce l’interesse di De Felice per lo studio del fascismo, fondato sulla disponibilità della documentazione d’archivio. La biografia di Mussolini e gli studi sulla dittatura fascista assorbono da ora in poi gran parte delle energie dello studioso fino alla morte. Nel 1965 esce il primo volume, da Einaudi, “Mussolini il rivoluzionario”, accolto con grande interesse dalla cultura storica italiana. L’interpretazione di De Felice raccoglie consensi e provoca dissensi, e proprio per questo sollecita una nuova stagione di riflessione e di studi su Mussolini e sulla dittatura. Anche i volumi successivi sono accolti da vivaci e stimolanti discussioni. Nel 1966 è pubblicato “Mussolini il fascista I La conquista del potere 1921-1925” e nel 1969 “Mussolini il fascista II L’organizzazione dello Stato fascista 1925-1929”. Con la pubblicazione nel 1974 di “Mussolini il duce I Gli anni del consenso 1929-1936”, e soprattutto, l’anno successivo, con l’”Intervista sul fascismo”, a cura di M. A. Ledeen, edita da Laterza, il tono della controversia storiografica si alza e investe anche aspetti più immediatamente politici.
Professore ordinario dal 1968, De Felice insegna Storia contemporanea all’Università di Salerno fino al 1971. Nel 1971-72 si trasferisce alla prima Università di Roma, dove insegna Storia dei partiti politici alla Facoltà di Lettere e poi, dal 1979, a quella di Scienze politiche, dove resterà fino alla fine, passando nel 1986 alla cattedra di Storia contemporanea. In questo periodo raccoglie attorno a sé numerosi allievi, divenuti negli anni successivi tra i maggiori studiosi del fascismo.
Nel frattempo, De Felice è divenuto collaboratore del quotidiano “Il Giornale nuovo”, fondato e diretto da Indro Montanelli nel 1974. Dal 1970 dirige la rivista “Storia contemporanea” che, fino alla sua morte, sarà un punto di riferimento fondamentale per gli studi sul fascismo e luogo di raccolta della scuola cui ha dato vita.
Accanto alla pubblicazione della biografia di Mussolini, De Felice svolge un’intensissima attività scientifica. Nell’impossibilità di richiamare la sua sterminata bibliografia, ricordiamo almeno i lavori di argomento dannunziano (fra cui la cura del carteggio D’Annunzio-Mussolini, pubblicato da Mondadori nel 1971) e soprattutto il volume “Le interpretazioni del fascismo”, apparso nel 1969 presso Laterza (successivamente ristampato dodici volte e tradotto in sette lingue), cui segue, l’anno dopo e sempre per i tipi di Laterza, l’antologia “Il fascismo. Le interpretazioni dei contemporanei e degli storici”.
Nel 1976 esce presso le Edizioni Scientifiche di Napoli la “Storia dell’età contemporanea”, da lui diretta, alla quale collaborano alcuni suoi allievi, che in sette volumi ripercorre le vicende dell’Italia unita dal 1870 al 1975.
Nel 1981 esce il quinto volume della biografia del dittatore, “Mussolini il duce II Lo Stato totalitario 1936-1940”. Nel corso degli anni Ottanta la sua interpretazione influenza la divulgazione storica sul fascismo, sulla stampa e nella televisione.
Tra la fine del 1987 e l’inizio del 1988 sono al centro della discussione due interviste rilasciate a Giuliano Ferrara, sul “Corriere della Sera”, nelle quali lo storico propone il superamento della pregiudiziale antifascista della Costituzione repubblicana.
Nel 1990 pubblica altri due volumi, relativi alla guerra: “Mussolini l’alleato I L’Italia in guerra 1940-1943 1”. Dalla guerra ´breveª alla guerra lunga; “Mussolini l’alleato I L’Italia in guerra 1940-1943 2. Crisi e agonia del regime”.
Nel 1995, a cura di Pasquale Chessa, esce presso Baldini & Castoldi, “Rosso e nero” nel quale, anticipando le conclusioni dell’ultimo volume, polemizza apertamente con l’interpretazione di quella che definisce la “vulgata resistenziale”. Malato da tempo, scompare il 25 maggio 1996, all’età di 67 anni, assistito dalla moglie Livia, figlia di Guido De Ruggiero.
Nel 1997 esce postumo l’ultimo volume della biografia, “Mussolini l’alleato II La guerra civile 1943-1945”.

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