Ladislao de Gauss, una monografia per riscoprire un pittore dimenticato

 

 

venerdì 16 luglio alle ore 18.30 nell’auditorium del Museo Revoltella

 

Presentazione del volume

Daina Glavocic

Ladislao de Gauss

 

Ladislao de Gauss (Budapest, 1901-Trieste, 1970)

Quarant’anni fa moriva a Trieste Ladislao de Gauss, un artista singolare e nel contempo “tipicamente mitteleuropeo” sia per le vicende biografiche che per il complesso percorso formativo da cui si sviluppò il suo stile. De Gauss,  che era arrivato da Fiume nel 1942, non ebbe molta fortuna né in vita né in seguito, ma ora la sua opera viene documentata in un bel volume che ne ripercorre l’intero percorso e aggiunge un capitolo nuovo alla storia del Novecento giuliano. La monografia, edita in versione bilingue, croato e italiano, dall’Associazione degli storici dell’arte di Fiume, dell’Istria e del Litorale croato, è curata da Daina Glavocic,  conservatore al Museo d’arte moderna e contemporanea di Fiume che si occupa da molti anni della storia dell’ambiente artistico fiumano fra le due guerre, una vicenda molto interessante e ricca di personaggi, rimossa per ragioni politiche e solo da poco riscoperta in molti suoi aspetti.

Il volume verrà presentato venerdì 16 luglio alle ore 18.30 nell’auditorium del Museo Revoltella, con l’intervento di Tonko Maroevic, dell’Istituto di Storia dell’arte di Zagabria, Laura Safred, critica d’arte triestina e docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia e Maria Masau Dan, direttrice del Museo Revoltella.

Molti ricordano Ladislao de Gauss soprattutto perché era il genero dello scultore Alfonso Canciani, di cui nel 1942 aveva sposato la figlia Nerina, circostanza che l’aveva portato definitivamente a vivere a Trieste, ma, in verità, non c’è artista più distante di de Gauss dal suocero, che era espressione della secessione viennese e, in fondo, della tradizione accademica, mentre egli ha incarnato una concezione del mestiere decisamente più moderna,  più in linea con le esigenze della comunicazione di massa, che lo ha portato vicino ai linguaggi d’avanguardia e a cimentarsi anche con la grafica e l’illustrazione.

Ladislao de Gauss nacque a Budapest nel 1901 da una famiglia di antica nobiltà che già allora aveva la propria base a Fiume ma, per ragioni legate al lavoro del padre, insegnante, traduttore, scienziato e giornalista, ebbe frequenti contatti con la capitale ungherese.  La sua prima formazione avvenne dunque nelle scuole ungheresi di Fiume e fece emergere ben presto il suo talento artistico, che indusse il padre ad aprirgli la possibilità di frequentare prima l’Accademia di Belle Arti di Budapest, dal 1922 al 1926, e, in seguito corsi di disegno a Firenze, nel biennio 1927-28. In quell’occasione, un critico fiumano scrisse: “Nessuno dei nostri pittori quanto de Gauss aveva bisogno di un bagno nell’Arno dell’arte italiana” sottolineando la persistenza nel suo stile di influssi ungheresi. Ma per fortuna de Gauss riuscì a fondere la lezione del classicismo italiano con l’energia cromatica di derivazione espressionista e con la semplificazione cubista, tanto da crearsi un linguaggio personalissimo, “fresco, innovatore, diretto e nitido” che per almeno un quindicennio (1927-1943) “contrassegna in modo significativo la scena locale sia come ritrattista che come paesaggista.” (Maroevic).

De Gauss raggiunse il momento più fecondo della sua carriera attorno al 1930, quando le sue opere, esposte nelle mostre assieme a quelle dei conterranei Romolo Venucci, Miranda Raicich e Maria Arnold, furono salutate dalla critica come la migliore espressione di quella ventata di modernità che stava investendo anche la tranquilla e conformista arte quarnerina. Già nel 1928 aveva esposto però alla seconda mostra sindacale di Trieste iniziando a farsi conoscere anche in questo territorio. Nel ’29 fu presente alla mostra promossa dal sindacato artisti di Fiume nel decennale della “Marcia di Ronchi”, evento che tanto aveva segnato la vita della città nel dopoguerra. Seguì una lunga serie di partecipazioni, sempre confortate da un successo crescente, alle più diverse rassegne che venivano organizzate in tutte le città del litorale. Nel 1936 de Gauss espose alla XX Biennale, dove tuttavia fu inserito nella sezione ungherese.

Accanto ai ritratti, de Gauss propose spesso personalissimi paesaggi dipinti dal vero all’acquerello, preferibilmente scorci istriani e fiumani, che ci restituiscono una gamma di immagini assai suggestive di quelle terre, fra cui vanno ricordate le vedute di Rovigno, località in cui amava particolarmente dipingere immerso nella natura. 

Anche se la pittura rappresentava la sua attività principale, de Gauss fu particolarmente attivo nel settore della grafica e della pubblicità, soprattutto per conto di società di navigazione, Tirrenia, Adria, ecc. e si occupò anche di riviste come “La Vedetta” di Fiume e di testate specializzate nel campo del turismo come “Abbazia e la riviera del Carnaro” per cui disegnò illustrazioni e copertine.

Nel dopoguerra continuò questa attività anche a Trieste, realizzando bozzetti per manifesti, di cui rimangono alcuni esempi molto interessanti per la Fiera di Trieste e per la ditta Beltrame. Inoltre fu insegnante di disegno all’Istituto Statale d’Arte “Nordio” e naturalmente continuò a dipingere, cercando una strada nuova anche nella pittura astratta, ma non riuscì più a trovare quello slancio innovativo e quell’energia con cui aveva in qualche modo “guidato” una piccola rivoluzione artistica nella Fiume postdannunziana.

 

 

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