Il 16 maggio 1924, nell’ordine del giorno che reca tale data, conservato tra i documenti d’archivio del Museo Revoltella, si discute, tra le altre, della “proposta acquisto quadro Timmel “fuochi”. L’occasione fu offerta dall’esposizione allestita presso la Galleria Michelazzi e recensita da Silvio Benco sul “Piccolo della Sera”, nella quale Timmel presentò, oltre al dipinto in esame citato con il titolo Fuochi d’artificio (titolo con cui l’opera risulta registrata nell’inventario), diversi altri dipinti.Molto simile al dipinto intitolato Gli infelici [1920 ca.] per intonazione, vivacità cromatica e ricchezza inventiva, il “pirotecnico” (è proprio il caso di dirlo!) dipinto di Timmel, rivela una certa assonanza anche con i pannelli del ciclo decorativo del teatro di Panzano (1921), il Teatro del Cantiere Navale di Monfalcone. Non diversamente dagli esempi citati, infatti, anche in Fochi si riscontra la medesima armoniosa ed originale fusione di stili disparati. Così, all’evidente decorativismo di ascendenza secessionista, si aggiungono accenti simbolisti e marcate forzature di natura espressionista, non disgiunte da una certa attenzione riservata al linguaggio futurista.Il quadro del Museo Revoltella si colloca in un momento di grande vivacità intellettuale e artistica dell’artista, precedente all’inquietante periodo oscuro definito da Timmel quale “un vivere come all’inferno” (1926-1938), in cui si compierà anche la sofferta stesura del “Magico taccuino”, sorta di “diario-romanzo” dell’artista già minato dall’alcool e dallo squilibrio psichico.Oltre ai pannelli che un tempo decoravano il Cine Ideal (1916 ca.), di cui il Museo Revoltella ne conserva 16 su 17 (l’Arlecchino non è infatti compreso nella raccolta), di Vito Timmel sono inoltre conservate anche una serie di opere donate nel 1987 da Lalla Kezic, realizzate tra il 1924 e il 1944, uno splendido Autoritratto del 1910, olio su tavola, 48×47 cm, inv. 3601, (dono di Roberto Hausbrandt), attestante il marcato influsso della ritrattistica tedesca nella fase giovanile dell’artista triestino, il suggestivo Incendio del Balkan, 1941, olio su tela, 53×53 cm, inv. 4776, Gli anonimi (L’anelito), 1935, olio su tela, 102×100 cm, inv. 4775 e la piccola Veduta dell’ospedale psichiatrico del 1943, ultima opera dell’artista che in quello stesso manicomio morirà, pochi anni dopo.