Interventi: Sergio D’Osmo, Claudio Grisancich, Maria Masau Dan
Sarà proiettato un film di Alessio Zerial sull’artista
Figura originale e un po’ defilata dal palcoscenico dell’’arte contemporanea triestina, Marino Sormani vi ha lasciato comunque un segno profondo e inconfondibile di cui, a dieci anni dalla prematura scomparsa, si sente fortemente la mancanza.
Nato nel 1926 ad Aurisina, scoperse la sua vocazione per l’arte attorno ai vent’anni, quando, al termine della seconda guerra mondiale, molti giovani intellettuali della città trovarono una strada comune associando creatività e ideologia in uno slancio di rinascita che guardava al futuro con grande ottimismo. Frequentava la cerchia di Rosignano, Titz, Coloni, Cerne, ecc., cioè la generazione degli anni Venti che cercava di affrancarsi dai modelli del periodo fascista e aprirsi a orizzonti più ampi.
Nella diatriba tra astrattismo e realismo che animava le discussioni attorno ai tavoli dei caffè triestini, Sormani scelse il secondo, e per tutta la vita rimase fedele alla poetica del vero, riuscendo a trovare una maniera personalissima di interpretare la realtà.
Pochi i soggetti che destavano la sua curiosità di pittore (e di grafico particolarmente raffinato), ma profondamente amati e sentiti: i villaggi carsici, le cave di Aurisina, barche ormeggiate in un porticciolo, periferie cittadine, biciclette e treni. Un mondo di sentimenti e ricordi trasportato in una dimensione magica, un po’ surreale, a cui concorre anche una gamma di tinte particolari, antiche, e una tecnica che ricorda molto l’affresco.
E’ per questo che Sormani è stato più volte paragonato a certi artisti del Medioevo così come le sue opere, per lo più tavole che si sviluppano in senso orizzontale, rinviano facilmente alle predelle degli altari di artisti di quell’epoca come Beato Angelico.
Ma Sormani ñ che fu anche scenografo – puÚ essere considerato anche un erede di Arturo Nathan e di Vittorio Bolaffio, dei quali ha saputo riprendere la capacità di osservare la vita delle persone semplici e di trasfigurarla in una visione che puÚ essere efficacemente definita “metafisica del quotidiano”.
Domani sera al Revoltella parleranno di Sormani due intellettuali triestini che l’hanno conosciuto bene, Claudio Grisancich e Sergio d’Osmo, mentre la sua storia di pittore sarà ricostruita da Maria Masau Dan, direttrice del museo. Verrà inoltre proiettato un film sull’artista di Alessio Zerial.
Civico Museo Revoltella Galleria d’arte moderna ñ via Diaz 27 – 34123 Trieste Tel. 040 675 4350-4158