Nel 1883 è inaugurato in campo San Bartolomeo a Venezia il monumento a Carlo Goldoni,
posto sopra un piedistallo in stile rococò realizzato dall’architetto Pellegrino Orefice. Eseguito in un momento di grande revival settecentesco, il Goldoni resta impresso per «l’espressione arguta e sorridente» ricordata anche nel necrologio dello scultore, apparso in «L’Illustrazione Italiana» del 1918. Caratterizza l’opera, inoltre, una grande attenzione per tutti i dettagli.
Visto il grande successo riscosso, l’artista decide di presentare una versione in bronzo di ridotte dimensioni all’Esposizione Nazionale di Venezia del 1887. Se il modello in gesso di questo lavoro risulta essere conservato presso il Museo Civico di Bassano del Grappa, sono note altre versioni di quest’opera che presentano alcune varianti rispetto all’opera veneziana. Una di queste è conservata presso la Galleria d’arte moderna di Torino.
La fusione del bronzo del Museo Revoltella è stata probabilmente commissionata nel 1935 a Isidoro Bragadin partendo da un modello in gesso già conservato nelle collezioni del Museo e di cui si è persa traccia. Dal confronto con l’opera di Venezia, con posizione invertita, emergono alcune differenze stilistiche soprattutto per quanto riguarda la resa dell’abito oltre che nell’espressione del volto, in questo caso meno bonaria e cordiale.