Un patrimonio 'lungo' 150 anni
Il Museo Revoltella è anche una ragguardevole e importante “Galleria d’arte moderna”, anzi, possiamo affermare che è stata una delle prime gallerie nate in Italia (anche se all’epoca della sua nascita Trieste sottostava ancora sotto l’Austria), ‘specificamente dedicate all’arte modernà.
Infatti altre istituzioni autorevoli sono sorte solo nei decenni successivi: La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma sarà istituita nel 1881 e la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’Pesaro di Venezia appena nel 1897.
Il più “importante” di tutti i donatori, senza il quale oggi non esisterebbe il fantastico patrimonio del nostro museo è proprio il barone Pasq uale Revoltella (Venezia 1795 – Trieste 1869), di origini veneziane ma di adozione più che mai “triestina” che, senza eredi, volle donare tutta la sua consistente ricchezza e la sua favolosa dimora, affacciata su Piazza Giuseppina (l’attuale Piazza Venezia), alla città di Trieste.
Pasquale Revoltella aveva le idee molto chiare su quali dovessero essere il futuro ruolo e le caratteristiche della sua splendida residenza: un “Istituto di Belle Arti” per “abilitarsi al bello”…”che porti perennemente il nome Museo Revoltella e che sia giornalmente aperto al pubblico accesso”, così recita il testamento di questo illustre protagonista dell’Ottocento triestino.
L’8 settembre del 1869 il barone Revolella muore e, dopo due giorni, viene pubblicato sull‘Osservatore Triestino il suo testamento nella versione integrale, a cui seguiranno altre pubblicazioni. Attualmente l’originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Trieste ed è costituito da due parti distinte: “Mie disposizioni Generali di ultima Volontà” del 13 ottobre 1866 e “Ultime mie disposizioni riguardo al mio Palazzo in Città, ed alla mia Villa in Vetta del Bosco Ferdinandeo” del 24 gennaio 1868.
Tra le opere appartenenti alla donazione di Pasquale Revoltella spicca per significato proprio il suo ritratto, che egli commissionò al giovane ritrattista Tito Agujari (Adria 1834 – Trieste 1908), formatosi all’Accademia di Venezia e molto apprezzato dalla borghesia triestina dell’epoca.
Revoltella vuole essere ritratto in una posa che potremmo definire “regale”, seduto su una delle poltrone del suo salotto. Alle sue spalle si intravedono le colonne dell’atrio del suo sontuoso palazzo e uno dei grandi vasi in bronzo, che egli stesso si era fatto portare da Berlino. All’abito nero molto elegante fa da contrasto il bianco della camicia ornata dal grosso brillante, che nel testamento sarà destinato “al suo vecchio e caro amico Giovanni Battista Scrinzi di Montecroce”, mentre le decorazioni sulla giacca si riferiscono al titolo di cavaliere, conferitogli nel 1850 (sarà barone solo nel 1867) e alla commenda di San Gregorio Magno, concessagli nel 1853.
La mano destra è sul cuore, come nei più solenni ritratti di re e imperatori, mentre nella mano sinistra tiene una carta dell’Egitto, particolare che ribadisce la sua “dolce ossessione” per la straordinaria impresa del Canale di Suez , che cambierà le sorti del commercio mondiale, ma che Pasquale Revoltella, morendo solo due mesi prima, purtroppo non vedrà mai realizzata.