Nel 1887, oltre al bellissimo dipinto di Domenico Morelli, il Curatorio acquistò un’altra opera di grande significato storico-artistico, ovvero Una dichiarazione (1882 circa) del pittore Giacomo Favretto (Venezia 1849 – 1887).
D’altronde il Curatorio non poteva non rivolgere l’attenzione ad uno degli artisti più quotati e richiesti del momento e riuscì, grazie alla mediazione di De Biscucchia, allora direttore dell’Esposizione Internazionale di Venezia, a concludere l’acquisto del pregevole dipinto.
Negli archivi del Museo Revoltella si conserva un fitto carteggio a testimonianza dell’interesse che il Curatorio aveva nutrito negli anni precedenti nei confronti del pittore veneziano. E’ interessante soffermarsi su alcune lettere inviate dallo stesso Favretto, che due anni prima di morire offriva ad Alfredo Tominz, allora Conservatore del Museo Revoltella, il dipinto Soli!, definendolo come “uno dei miei più riusciti per qualità di colore e per una certa finezza di toni che cercai di fare”. In alternativa Favretto proponeva un’altra opera dal titolo Un terzo incomodo. Successivamente l’artista comunicò di aver fatto spedire l’opera, affinchè il Curatorio ne prendesse visione, ma di non poter accettare un ribasso del prezzo, fissato a 5.000 lire. Il dipinto arrivò a Trieste il 16 novembre del 1885, ma la trattativa non si concluse per questioni economiche, né fu possibile, sempre per motivi finanziari, riuscire ad acquistare altre opere, prese in considerazione dal Curatorio poco prima che l’artista veneziano morisse.
Una dichiarazione entrò a far parte delle collezioni del Museo Revoltella nel giugno del 1887, stesso anno della morte di Giacomo Favretto, per 7.000 lire, 2.000 in meno rispetto alla cifra richiesta dal proprietario, il Barone Franchetti. Un probabile bozzetto del dipinto è conservato nelle collezioni del Museo Nazionale di Belas Artes di Rio de Janeiro.
Dello stile pittorico di questo famoso artista veneziano anche a Trieste era ben noto il colorismo ricco e la consuetudine a trattare soggetti di genere, davvero molto divertenti dal punto di vista della narrazione.
Compagno di studi all’Accademia veneziana di Guglielmo Ciardi e Luigi Nono, artisti che, come lui, avrebbero ben presto dominato l’ambiente artistico veneziano, Favretto risentì in parte della lezione dei francesi, ma molto di più dello stile di Mariano Fortuny, pittore catalano che, stabilitosi a Roma negli anni Settanta dell’Ottocento, condizionò lo stile di molti pittori a livello nazionale ed internazionale.
La tematica della dichiarazione è senza dubbio una delle più amate dal Favretto, che nel dipinto del Museo Revotella, descrive con ironia una scenetta connotata da una delicata ‘civetteria’.