Nel 1877, a cinque anni dall’istituzione del Museo Revoltella, accanto a straordinari dipinti, il Curatorio optò per una spettacolare scultura, ovvero Donna che trattiene il tempo del lombardo Donato Barcaglia (1849-1930), lo stesso autore della delicatissima Vergognosa.
Esposta alla IX Esposizione della Società di Belle Arti di Trieste (1877) col titolo La Vita che tenta di arrestare il Tempo, l’opera entrò quindi a far parte delle raccolte del Museo Revoltella, ampliando così ulteriormente la documentazione di questo pregevole artista che a Trieste raggiunse una certa notorietà di pubblico e particolare apprezzamento dalla critica.
“Questa Esposizione, che è la nona, supera tutte le precedenti pel numero dei lavori, che vi figurano già o vi figureranno in seguito; imperocchè sono tanti i quadri inviati, che non hanno potuto essere collocati tutti a posto; così la Mostra verrà divisa in due periodi; i quadri ora esposti cederanno il posto ad una seconda serie. Già di questo successo dobbiamo rallegrarci; l’Esposizione di Trieste ora conta tra le più nominate, ed artisti di primo ordine di tutti i paesi si danno premura d’inviarvi le opere loro, nella speranza, spesse volte non delusa, di trovare acquirenti, e nella certezza di averne aumentata la fama” (“L’Adria”, 4 ottobre 1877).
E proprio sulle pagine della stampa locale si legge ancora: ” l’insigne gruppo del Barcaglia non parta da Trieste, ma vi rimanga a decoro del Civico Museo che ne acquisterebbe grandissimo lustro. E questo voto non lo esterniamo in nostro nome soltanto, ma in nome di distinti, intelligentissimi cittadini, che amando sinceramente e con tutta la potenza dell’anima la patria, ambiscono vederla prosperare vieppiù ne’ commerci e vieppiù ingentilirsi nel culto del Bello” (“L’Adria”, 5 ottobre 1877).
La scultura, che appartiene alla stagione più classica dello scultore, venne acquistata tramite la Società di Belle Arti, attraverso una trattativa che portò il prezzo prima a 6.000 e quindi a 5.000 lire; si pattuì che fosse pagato subito 1/3 della somma e il saldo in due rate annuali (in data 15 novembre 1877 l’opera risulta venduta per 8.044,20 fiorini).
“L’Italia Artistica” di Firenze sul numero del 18 dicembre 1875, anno in cui Barcaglia realizzò l’imponente opera, la presentava con il titolo La Giovinezza che tenta di arrestare il Tempo con queste parole:
«Mirabilmente riescita, (…) pari all’importanza del soggetto, sia pel movimento delle figure quanto per l’espressione e la vita. (…) La Giovinezza è rappresentata nell’età più saliente del vigore ed anzi nel momento in cui incomincia a declinare ed a risentire gli effetti del tempo che fugge. Essa con le mani tenta di fermarlo, mentre collo sguardo fra il lacrimevole ed il seducente cerca indurlo alle sue preghiere. Il Tempo invece colla mano in cui tiene la falce si sbarazza delle strette della donna e coll’altra in cui ha la clessitra [sic] accenna la via che deve percorrere senza nessuna tregua e con ironico sorriso le fa comprendere che ogni tentativo è inutile».
L’anno successivo, invece, il gruppo allegorico veniva premiato alla Mostra di Filadelfia (1876), avvenimento particolarmente importante per la carriera dello scultore, che arrivava tre anni dopo i successi dell’esposizione internazionale di Vienna (1873).
Il maestoso gruppo scultureo è senza dubbio una delle prove più rilevanti dell’artista, che descrive con intensa drammaticità espressiva le due figure allegoriche dinamicamente contrapposte e sovrastate elegantemente dalle grandi ali, che riportano equilibrio all’intero schema compositivo. Il Tempo inesorabilmente sembra indicare l’inevitabile futuro e a nulla servono gli sforzi della giovane donna, che non vuole arrendersi e che tenta con tutte le sue forze di ‘fermarlo’.