Udine 1906 – Padova 1983
Tra le 46 opere d’arte destinate al Museo Revoltella, facenti parte dell’importante donazione Lanieri del 2018, si contano anche sette pregevoli bronzetti, tre dei quali realizzati da Marcello Mascherini. Pubblicate da Panzetta alla fine degli anni Novanta, le tre sculturine contribuiscono a documentare al Museo Revoltella, arricchendola, la produzione di questo straordinario artista, già consistentemente rappresentato nella nostra galleria. Inoltre, le tre operine del lascito Lanieri, assegnate rispettivamente al 1940 (Baccante), al 1958 (Musico) e al 1971 (Icaro), consentono di rilevare con puntualità e immediatezza le diverse modulazioni stilistiche del suo linguaggio plastico, nei diversi decenni, anche in questo specifico formato. Folgorato, per così dire, dalle sensazioni provate al cospetto dei bronzetti etruschi al Museo Etrusco di Villa Giulia, lo scultore scoprì in questo modo «la perfetta aderenza tra la vita e l’arte.
Quell’eternare le cose più semplici che circondavano la vita, quel senso quasi musicale interpretato con un’armonia suggerita dal ritmo universale che guida il Cosmo mi fecero comprendere che la radice della nostra arte plastica non poteva essere che quella». A partire quindi dai due bronzetti degli anni Trenta del Museo Revoltella, visibilmente condizionati dagli antichi affreschi della Villa dei Misteri di Pompei, si passa con una certa continuità d’impostazione unita ad elegante valenza rinascimentale alla Baccante degli anni Quaranta, impreziosita dal piedestallo decorato, come in altri bronzetti coevi, primo fra tutti la Venere marina del 1942, premiata alla Mostra-Premio Donatello.
Si riparte poi dall’esempio del Musico, datato 1958, allungato e affilato nelle sue pur minute proporzioni, ma non troppo dissimile dalle maestose figure muliebri stilizzate e geometrizzanti di quel medesimo decennio, per giungere infine agli esiti dell’ultima fase del suo percorso creativo, corrosivo e tormentato, e ben evidenziato nell’Icaro già collezione Lanieri, di cui esiste anche una versione in argento datata 1971. Si conferma in questo modo il permanere dell’interesse di Mascherini per questa ricercata forma scultorea di minute dimensioni, ben oltre gli anni Trenta, quando il genere del bronzetto di origine arcaica e in accezione rinascimentale veniva ampiamente riscoperto e diffusamente apprezzato.