Udine 1906 – Padova 1983
Estate
1936
bronzo, inv. 2424
dono del Duca Amedeo di Savoia-Aosta, 1936
«Ecco brevemente com’è nata la mia opera Estate», scrive Mascherini nel 1941. «S’era d’estate ed io vivevo sulla spiaggia: vedevo giovani immergersi nel mare… Scelsi una di quelle donne che si bagnavano a modello per la mia statua… Nella statua ogni istinto creativo è stato dominato da una coscienza plastica. L’impulso del movimento era rimasto vivo ma accuratamente controllato. Era questa la prima opera che, nata dal mio istinto, fosse modellata con l’aiuto della piena consapevolezza. Nulla vi era di accidentale e nulla avevo trascurato per lasciar libera la mia ispirazione. Avevo guardato al modello per comprenderlo, non per copiarlo, pur tenendolo costantemente vicino, facendolo gridare e ripetere continuamente il movimento. Non volevo avere davanti a me una cosa morta, ma un essere pulsante, perché una figura in moto suggerisce una plastica completamente diversa da una figura immobile».
Forse nessun commento critico, confrontato con le parole dell’autore appena lette, può spiegare in maniera più pregnante e chiara la genesi e le qualità artistiche di questo capolavoro di Mascherini, vicino, per soggetto e stile, al Giovane nuotatore esposto all’XI Sindacale e alla Biennale di Venezia del 1938, attualmente di ubicazione sconosciuta. Nel 1936 il Curatorio propone l’acquisto di Estate a Mascherini, il quale si impegna «a ritoccare la cera e a sorvegliare la fusione in bronzo dell’opera, senza chiedere ulteriori compensi». Questo elemento è di fondamentale importanza per la ricostruzione della storia della scultura, poiché attesta con precisione la data di esecuzione del bronzo, variamente indicata nella relativa bibliografia.
Dopo una lunga trattativa con la fonderia artistica Isidoro Bragadin di Venezia, nell’aprile del 1938 l’opera risultava finalmente compiuta e pronta per essere esposta alla Biennale di Venezia. Eseguita a cinque anni di distanza dal fondamentale incontro di Mascherini con la scultura di Arturo Martini, avvenuto alla Quadriennale di Roma del 1931, Estate esprime la chiarezza di intenzioni raggiunta dallo scultore trentenne, che qui aspira alla sintesi tra una schietta adesione alla vita e un controllo della forma di matrice classica.