La poliedrica personalità di Sofianopulo, singolare interprete del clima decadentista di fine secolo, viene bene evidenziata in questo dipinto, in cui si ritrasse per cinque volte in vesti diverse con una tecnica minuziosa acquisita nell’ambiente tedesco. Fin dagli esordi Sofianopulo rivelò un insistito interesse per la ritrattistica: indagare l’animo umano e approfondire la conoscenza di se stesso mediante l’arte divenne per lui una necessità.
Nell’opera in esame la marcata contrapposizione tra la festosa atmosfera carnascialesca e la macabra visione del teschio a sinistra della scena, evidenzia lo stato d’animo del pittore che, due anni innanzi aveva assistito alla morte del padre durante il carnevale. In questa stravagante composizione l’artista sembra passare in rassegna le molteplici sfaccettature della propria indole, che soddisfano il pirandelliano concetto di metamorfosi della personalità a cui egli aspirò nel corso della minuziosa disamina che fece continuamente su se stesso.
Oltre a questo, il Museo Revoltella conserva dell’artista triestino i seguenti dipinti: Doppio autoritratto, 1934, olio su tela, 61X60 cm, inv. 3607; Autoritratto [1925], inchiostro su carta, 15×13 cm, inv. 4541; Ego sum vita, 1933, olio su tela, 350×200 cm, inv. 4275; Ida Mitrovich, 1919, olio su tela, 120×90 cm, inv. 4641; Ritratto di Elsa Douzach, 1936, olio su tela, 121×91 cm, inv. 2471. Ed ancora, nella modalità del comodato d’uso, recentemente concesso dalla famiglia Sofianopulo: Il Parnaso, 1908, olio su tela, 25×35 cm, C.d.U. 12; Ritratto di Elena Sofianopulo, 1925, olio su tela, 85×54 cm, C.d.U. 13 e La cicchina di Dorothy, 1952, olio su tela, 19×14 cm, C.d.U. 14.