Il rinnovo dell’allestimento della galleria d’arte moderna del Museo Revoltella ñ avvenuto all’inizio dell’estate in occasione delle manifestazioni in onore di Carlo Scarpa – ha favorito un maggiore dinamismo nella gestione dell’esposizione permanente, grazie soprattutto a un’aumentata disponibilità di spazio libero in diversi punti del percorso.
In questi punti si è deciso di collocare delle pareti mobili (dipinte di rosso, per distinguerle dalle strutture fisse) che ospitano, per almeno un mese, opere della collezione del Revoltella che non si vedono da tempo o che non si sono mai viste in quanto ritenute meno significative di altre per documentare gli autori esposti.
Molte di queste opere, tuttavia, si rivelano molto utili quando si vogliono stabilire dei nessi tematici o si decide di approfondire la conoscenza di un’epoca, di una scuola o di un artista. Nel corso di quest’estate sono stati trattati in particolare due temi: i RITRATTI (e gli autoritratti) e la PITTURA DI STORIA.
Tra gli autoritratti, in particolare, si è dato un certo risalto all’opera “Le chapeau rouge” di Leonor Fini (donazione Hausbrandt), celebre pittrice di origini triestine di cui ricorre il centenario della nascita.
Per il mese di settembre il tema scelto è quello dell’INFANZIA NELLA PITTURA e in ottobre a fare da filo conduttore sarà IL CIBO NELL’ARTE.
Ma le pareti rosse non ospitano soltanto le OPERE DAL DEPOSITO, segnalano anche i NUOVI ARRIVI nella collezione museale: al piano terra, infatti, nello spazio antistante l’auditorium sono esposte le ACQUISIZIONI DEL MUSEO 2005/2006, cioè le opere più importanti che per donazione o acquisto sono pervenute nell’ultimo biennio: si tratta di tredici dipinti di autori triestini del 900, tra cui Bruno Croatto (di cui è stato trovato un raro paesaggio datato 1900) Romeo Daneo (con un autoritratto inedito che va ad aggiungersi alla ricca collezione di autoritratti del museo), Lia Levi, Dino Predonzani e Romolo Bertini (due importanti tele pervenute dagli eredi in occasione delle recenti mostre), Sigfrido Maovaz e Alice Gombacci.